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per fortuna c'è la Merkel

spegne gli incendi che un premio Nobel per la Pace innesca dopo aver letto il New Yorker

di Riccardo Ruggeri

Per fortuna c'é la Merkel che corre di qua e di là a spegnere gli incendi che un premio Nobel per la Pace innesca dopo aver letto il New Yorker da ITALIA OGGI

C'è un momento in cui il tuo corpo, la tua mente, capiscono che l'inverno sta per finire, anzi è finito, sei già nella sua coda. In quel momento, almeno a me, il pensiero va all'estate, saltando curiosamente la primavera. E' successo anche quest'anno, con la mente sono già proiettato ad agosto. Ogni anno attendo agosto, quando il periodo feriale sta per finire, per leggere, sul Corriere del Ticino, il racconto delle vacanze di Tommy Cappellini, un giovane, grande giornalista. I suoi sono viaggi dal taglio tipicamente mitteleuropeo, è come se ripercorresse il mondo dell'Impero asburgico, non con la sua Audi stagionata, ma in carrozza, con palafreniere e bauli al seguito. Trovo bello «viaggiare» con gli occhi di un giovane intellettuale di oggi, dalla scrittura raffinata e nervosa.

Confesso che ho sempre amato entrare nell'atmosfera cosmopolita di questi paesi, ogni anno che lo leggo (poi me li racconta pure, con infiniti dettagli, nelle nostre mangiate autunnali nei grotti ticinesi) mi piacerebbe ripercorrere il suo ultimo viaggio. Per esempio, mi accontenterei di passare due notti a Chernivtsi, la «città dei sogni yiddish» come lui l'ha chiamata. Non ho mai capito perché fin da piccolo, senza nessun motivo, ho amato gli ebrei, specie quelli delle classi non dominanti (trovo incredibile che un individuo come Bernard-Henri Lèvy sia ebreo) e al contempo Israele, come da sempre amo la Svizzera.

Forse perché sono i soli due paesi al mondo dove ti senti un uomo libero, immerso in una atmosfera autenticamente democratica. In più, il sistema elettorale svizzero, rigorosamente proporzionale, con controllo popolare mediante continui referendum, è quanto di più bello ci sia per un liberale, per di più Àpota, come me. Checché ne dicano i fanatici della «governabilità» (questi idioti ex Porcellum, che oggi chiamano Italicum), io privilegio, sempre e comunque, la «rappresentanza».

Anch'io, come Tommy, quando arrivo in una nuova città, specie piccola e antica, il mio primo atto è visitare il cimitero, leggere i nomi sulle lapidi.

Quello di Chernivtsi è uno dei più grandi cimiteri ebraici del mondo, immagino che sulle sue lapidi ci siano tutti i Dna di questo popolo. Come tante cittadine dell'ex Impero Austro-Ungarico, anche lei si vanta di essere una «Piccola Vienna» e, stante la presenza degli ebrei, ha il privilegio di considerarsi pure la «Gerusalemme sulla Prut» (il piccolo fiume che la bagna).

Che tristezza pensare che questa splendida cittadina ricca di cultura mitteleuropea (vi nacquero Gregor von Rezzori, Paul Celan, tanti poeti, una immensa Rose Ausländer) prima austriaca, poi romena, ora dell'Ucraina. Un paese sfortunato, ove, negli ultimi 70 anni, nazisti e comunisti hanno dato il peggio di loro. La solita piazza, mitizzata dai soliti idioti radical chic, nella sua versione fascista ha abbattuto con un colpo di stato un comunista, il proconsole della Russia però regolarmente eletto, sostituendolo con un ricco cioccolataio, anche lui regolarmente eletto, proconsole delle Banche d'affari americane.

E noi europei, nella nostra abissale ignoranza politico-storica, ascoltiamo quegli idioti degli obamiani che vogliono giocare alla geopolitica, senza avere uno straccio di cultura storica, e vorrebbero pure che noi ci schierassimo a favore del cioccolataio. Così creano un caso Ucraina, dura qualche mese, ci portano fino sull'orlo della guerra, qualche discorsetto nel giardino delle rose, ripetendo le solite banalità, e poi avanti un altro. Ora si accorgono che Assad non era da abbattere, ma potrebbe essere fondamentale per abbattere Isis. Prima ancora c'era stata la Libia, la buffonata delle «primavere arabe», ora l'atomica iraniana, e così all'infinito.

Fortunatamente a Berlino c'è una gran donna, ogni volta, col suo tailleur pastello (rigorosamente no Chanel), deve correre di qua e di là a spegnere incendi che un premio Nobel per la pace innesca, perché è uscito un articolo idiota sul New Yorker o sull'Economist, o è venuta un'idea al suo cerchio magico. Oppure c'è un ministro greco, della mitica Sinistra di Tsipras, che minaccia, grazie a Schengen, di riempire l'Europa di islamici, se non paghiamo loro i debiti che hanno allegramente fatto. Un mondo di idioti, che invece di marcire nei sottoscala del Palazzo, sono al potere.
www.grantorinolibri.it
editore@grantorinolibri.it

articolo pubblicato il: 18/03/2015 ultima modifica: 28/03/2015

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