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burocrazie municipali
di Riccardo Ruggeri

da ITALIA OGGI

Marino ha firmato le sue irrevocabili dimissioni. Lui ha perso, sconfitto pure il Pd di Bettini e di Orfini che non è riuscito a sedarlo: una débâcle per il Partito della Nazione. Detto così sembrerebbe tutto finito: ci saranno le primarie Pd (Renzi non può sfuggire a esse, senza primarie, lui alla domenica andrebbe ancora a tifare la Viola, altro che Casa Bianca), verrà eletto un candidato renziano di stretta osservanza. Dopo ci sarà un eventuale ballottaggio con una giovane grillina doc o un gran vecchio della società civile, grillizzato dalla Rete. Vittoria del Pd difficile ma possibile.

Mettiamoci invece nella testa di quelli che l'hanno votato, e pure in quella di Marino. Lui ritiene di essere stato, ingiustamente, abbattuto dal Pd di Renzi, in combutta con il losco Pd romano di Bettini e Orfini. Sanguinosa la frase «se non ci fossero stati due rimborsi spese manipolati, mi avrebbero messo in tasca la cocaina». Uno fumantino come Renzi non lo può accettare, per lui, Marino deve scomparire. Errore, caro Renzi, mai fare di un avversario sconfitto un uomo disperato. Non ha più un lavoro, chissà se un ospedale lo assumerà, dicono che quest'estate, mentre lo immaginavamo pesce tropicale, lui si cercava, frenetico, un lavoro nella sanità fra NY e Filadelfia, nulla, lui stesso ha parlato di andare a Sidney, unica opzione praticabile resta la politica, e ripresentarsi a Roma. Anche lui deve campare.

Sarebbe impossibile in qualsiasi altra città italiana, ma non a Roma. In luogo della «maggioranza silenziosa» delle città del Nord, Roma ha una «maggioranza vociante», si esprime ogni giorno attraverso le sue multicolori radio locali (come dicono i colti H 24), non c'è bisogno di mediatori culturali per decrittarne il pensiero, il romanesco basta e avanza, ebbene ora si percepisce un cambio di clima, in positivo, nei suoi confronti. La stessa atmosfera, lo stesso profumo di puntarelle, esce dai salotti e dalle terrazze radical chic, e pure da quelli più borghesi della sterminata burocrazia pubblica. Qualora questi due segmenti di società civile (lo confesso, ogni volta che scrivo questa locuzione, provo imbarazzo) dovessero unirsi, ultrà della Curva Sud e ultrà degli ex movimenti multicolore anti berlusconiani abbracciati, con la mediazione di magistrati e giornali manettari, si creerebbe una massa critica non banale.

Questi rappresentano il vero popolo romano, quello della Roma papalina, mai morto, comunque in grado di rinascere appena passata la nottata, guai a dirlo, ma è fasciocomunismo di ritorno (sia chiaro, limitato al Lazio), non quello suburbano alla Pennacchi, ma quello metropolitano, storico, dei capi scala. Ebbene grazie a loro, un Marino araba fenice può rinascere dalle sue ceneri, dopo dimissioni estorte, lui pensa, con l'inganno. Di colpo, si riavvolge il film che ha portato alla sua caduta, così a occhio pare quantomeno eccessivo, curiosamente tutti i potenti si accaniscono contro di lui, viene ridicolizzato, gli affiancano un Prefetto come badante, gli sottraggono il Giubileo, i «topi destrorsi usciti dalle fogne» presentano esposti in Procura, persino Bergoglio lo impala, con il suo terribile, definitivo «è chiaro?». E allora, vendetta, tremenda vendetta, fino a primavera i romani avranno argomenti di chiacchiere feroci, i tassisti scuoteranno la testa, i negozianti del centro incroceranno le dita, le radio gracchieranno felici.

Per noi giornalisti indipendenti una bella prospettiva, seduti sui gradini del Colosseo, ci godremo lo spettacolo, il nostro pollice non sarà né rivolto verso l'alto, né verso il basso. La prima mossa sarà di Renzi, costretto, obtorto collo, a indire le primarie e scegliere in anticipo il vincitore (guai sbagliare). La seconda del M5S, che affiderà al web la scelta di una donna grillina o di una personalità della Sinistra colta e antirenziana, la Destra per questo giro pare fuori gioco (il gineceo berlusconiano è contro Arfio, pensa te!), e poi c'è Marino, il candidato «candido e callido», come mi sono permesso affettuosamente definirlo.

Non vincerà, ma potrebbe far perdere il candidato Pd, e condizionerà il candidato M5S. Che piaccia o meno ai benpensanti, il vero vincitore sarà il solito partito trasversale, quello delle burocrazie municipali di destra, di centro, di sinistra, la sera prima erano con l'imperatore Augustolo, il mattino dopo con Odoacre, e così giù, giù nei secoli, fino a oggi. Chissà se il candido-callido Marino la prossima primavera potrà dire «Tie'!». Rivolto al Nazareno o all'Oltre Tevere?
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articolo pubblicato il: 18/10/2015 ultima modifica: 26/10/2015

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