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speciale la guerra civile spagnola
combattimenti e sconfitta repubblicana
di Alberto Rosselli

Il 15 agosto 1936, i ribelli riuscirono a conquistare Badajoz, iniziando una grande avanzata in direzione est, verso la valle del Tago, attraverso Talavera e Toledo (liberando le forze falangiste del colonnello José Moscardò, comandante dell'Accademia Militare di Toledo, che per 10 settimane resistettero entro le solide mura dello storico Alcazar respingendo ogni tentativo condotto dalle preponderanti ma mal guidate forze repubblicane). Il 4 settembre, nel nord ovest, i ribelli conquistarono Irún, chiudendo i collegamenti tra la Francia e la regione basca sotto controllo delle forze repubblicane. E nello stesso giorno, a Madrid, venne eletto un nuovo governo del Fronte Popolare, presieduto da Largo Caballero, nel quale confluirono anche i nazionalisti baschi e catalani e, successivamente (mese di novembre), gli anarco-sindacalisti. Ma l'offensiva dei ribelli continuava e il 12 settembre i falangisti conquistarono San Sebastián. L'8 ottobre, sette giorni dopo la nomina di Franco a capo dello Stato Spagnolo, il governo repubblicano concesse l'indipendenza alle province basche che nominarono un proprio governo alla guida del presidente José Aguirre. Il 6 novembre del '36, le forze franchiste iniziarono un potente attacco contro Madrid, costringendo il governo repubblicano a trasferirsi nella più sicura Valencia. Tuttavia, nonostante l'irruenza dell'offensiva nazionalista, i bombardamenti aerei condotti da velivoli italiani e tedeschi e gli aspri combattimenti che coinvolsero e ridussero in macerie la periferia e la cittadella universitaria della capitale, i repubblicani riuscirono ad arginare ogni manovra avversaria, scongiurando il peggio. Il 18 novembre. Adolf Hitler e Benito Mussolini riconobbero ufficialmente il governo nazionalista, mentre la Francia e l'Inghilterra, palesando un'evidente ambiguità (il governo francese di Léon Blum forniva già aiuti militari a Madrid) dichiararono di volere interdire qualsiasi aiuto ai contendenti, proclamando "una politica di non intromissione" nel timore di un allargamento del conflitto al resto del continente europeo. Ventisette nazioni (paradossalmente erano comprese tra queste anche Italia, Germania e Unione Sovietica) parteciparono a Londra ai lavori di un sedicente quanto del tutto inutile, e ipocrita, Comitato di non Intervento. Nel corso delle sue riunioni, questo organismo internazionale presentò una specie schema di controllo che, come era scontato, non riuscì ad impedire che, in un modo o nell'altro, gli stessi principali firmatari continuassero a fornire ai Repubblicani e ai Nazionalisti aiuti militari di ogni tipo. L'8 febbraio del 1937, a palese dimostrazione di tutto ciò, Malaga venne strappata ai repubblicani da un contingente interamente formato da "volontari" italiani (nel corso della guerra Mussolini fornirà a Franco non meno di 50.000 soldati, mentre Hitler ne concederà soltanto 16.000). Verso la metà di marzo, l'esercito repubblicano passò però alla controffensiva e il 18 dello stesso mese sconfisse proprio le forze italiane a Brihuega, catturando una notevole quantità di armi e mezzi militari. Fallita l'offensiva contro la capitale, i nazionalisti ripresero la loro offensiva verso nord, concentrando i loro sforzi contro la piazzaforte di Bilbao. Il 17 maggio, in conseguenza dell'andamento non troppo brillante delle operazioni militari, Largo Caballero fu costretto a lasciare il posto di capo di governo a Juan Negrín che rafforzò la presenza socialista e anarco-sindacalista all'interno del suo gabinetto. Il governo Negrín ritenne opportuno che prima ancora di portare avanti la rivoluzione sociale, la Repubblica dovesse trovare maggiore compattezza interna per vincere la guerra. E proprio per questo motivo, tutti i vari ministeri della Guerra della multicolore Repubblica vennero unificati sotto Indalecio Prieto. Il 31 maggio, in seguito ad un attacco aereo repubblicano ai danni della corazzata tedesca Deutschland penetrata nel Mediterraneo, alcune navi da guerra germaniche bombardarono per rappresaglia il porto di Almeria, suscitando le proteste della Francia. Il 18 giugno, dopo settimane di violentissimi combattimenti e innumerevoli bombardamenti d'artiglieria e aerei, le forze nazionaliste riuscirono a conquistare l'importante scalo di Bilbao, lanciandosi subito dopo all'attacco di Santander. Pochi giorni dopo (il 23 giugno) la Germania e l'Italia abbandonarono il cosiddetto Servizio di Controllo di Neutralità al largo della costa spagnola (un espediente per impedire il traffico di armi ai contendenti da parte di chicchessia), per protestare contro l'indisponibilità delle altre potenze a dare soddisfazione per l'attacco repubblicano alla Deutschland. Rifiutando contemporaneamente che il medesimo servizio fosse svolto solo da unità francesi e inglesi. Proprio in quel periodo si sviluppò nel Mediterraneo occidentale una sorta di guerra "pirata". Misteriosi sottomarini (alcuni dei quali italiani) iniziarono a bombardare le coste repubblicane, non disdegnando, ogni tanto, di lanciare qualche siluro all'indirizzo di unità britanniche. Indispettito da questi episodi, il governo di Londra convocò la Conferenza di Nyon e grazie all'appoggio francese, organizzò un nuovo Servizio di Controllo sulla "pirateria". Ma intanto la guerra continuava ad infuriare sul fronte di terra e nei cieli di Spagna. Il 24 ottobre 1937, le truppe franchiste riuscirono ad espugnare la piazzaforte di Gijon, completando la conquista di tutte le regioni nord occidentali e ottenendo una vittoria strategica molto importante. Sette giorni dopo la caduta delle Asturie, il governo repubblicano, nell'intento di consolidare la sua posizione, abolì di fatto l'autonomia della Catalogna (già revocata il 12 agosto) trasferendo da Valencia a Barcellona la sua sede. Il 5 dicembre, le forze repubblicane ripresero finalmente l'offensiva, questa volta contro la città e il pericoloso saliente di Teruel che il giorno 19 vennero strappati ai nazionalisti. La manovra era stata architettata anche per cercare di distogliere truppe nazionaliste dalle regioni nord occidentali: espediente che, come si è visto, non servì a nulla. Senza considerare che neanche due mesi più tardi (il 15 febbraio 1938), le forze franchiste riuscirono a riconquistare Teruel, puntando subito dopo verso ovest, in direzione del Mediterraneo, con il chiaro intento di separare la Catalogna dal resto del territorio repubblicano di Castiglia. Infatti, il 15 aprile, le forze nazionali raggiunsero, al termine di una rapidissima marcia, la località costiera di Viñaroz, ottenendo un risultato straordinariamente importante dal punto di vista strategico. Nell'estate del '38, nel tentativo di ripristinare i collegamenti tra la Catalogna e la Castiglia, l'esercito repubblicano impiegò la quasi totalità delle sue forze terrestri ed aeree per forzare le posizioni acquisite dai franchisti, ma invano. E nello stesso periodo, visto anche il buon andamento delle operazioni, Mussolini accettò, sulla base di un'intesa con l'Inghilterra, di iniziare a ritirare una parte dei "volontari" italiani che combattevano a fianco dei nazionalisti (in ogni caso rimaneva in Spagna un notevole quantitativo di truppe valutabile intorno alle 40.000 unità). Il 23 dicembre del '38, dopo avere riorganizzato i reparti e raggruppato notevoli quantitativi di scorte e mezzi, l'esercito nazionalista scatenò, da sud verso nord, l'offensiva finale dell'Ebro per conquistare la Catalogna. L'avanzata, pur validamente contrastata dalle residue forze repubblicane della regione (a quel tempo, tutti i "volontari" sovietici e la gran parte di quelli appartenenti alle Brigate Internazionali erano già stati rimpatriati), scardinò uno dopo l'altro tutti i centri difensivi avversari posti a difesa del grande fiume e, dopo un mese di violenti combattimenti, il 26 gennaio 1939, le prime avanguardie motorizzate e blindate franchiste e italiane entrarono a Barcellona, preventivamente abbandonata da tutte le truppe repubblicane e da gran parte della popolazione in fuga verso il confine francese. Tra la fine di gennaio e i primi di febbraio circa 200.000 soldati repubblicani chiesero asilo in Francia dove vennero internati in grandi campi di concentramento. La guerra stava volgendo al termine e il 27 febbraio l'Inghilterra e la Francia optarono per il riconoscimento ufficiale del governo del generale Francisco Franco. Il giorno seguente, il presidente Azaña, che con un aereo si era rifugiato in Francia, diede le sue dimissioni da capo del governo, lasciando il solo Negrín a sbrigarsela con i franchisti. E questi, nonostante gli appelli dei governi di Londra e di Parigi, volle continuare egualmente la lotta, sostenuto dagli elementi più decisi della Spagna repubblicana. Tuttavia, il 6 marzo, a Madrid, un colpo di stato militare organizzato dal generale Sigismundo Casado, allontanò dal potere Negrín, costretto a fuggire assieme ai suoi collaboratori a Parigi, proprio poche ore prima dell'insediamento nella capitale del nuovo Consiglio per la Difesa Nazionale, diretto dal generale José Miaja, proprio colui che tra il 1936 e il 1937 aveva protetto Madrid dall'offensiva franchista. Per evitare la cattura, quasi tutta la flotta repubblicana di base a Cartagena si rifugiò nel porto tunisino di Biserta, dove venne internata dalle locali autorità francesi. Il nuovo governo repubblicano tentò di perseguire una politica mirata ad una "pace onorevole", ma questo indirizzo provocò un violento conflitto con la compagine comunista, scatenando una crisi che sfociò addirittura in uno scontro armato e sanguinoso tra fazioni appartenenti allo stesso schieramento. Alla fine, i comunisti vennero sconfitti e Miaja poté impegnarsi nelle trattative con i plenipotenziari del generale Franco. Non riuscendo, però, ad ottenere alcuna garanzia di clemenza da parte dei vincitori, il Consiglio per la Difesa Nazionale fu infine costretto ad accettare la resa senza condizioni imposta dall'inflessibile generale avversario. Il 28 marzo del 1939, dopo avere firmato la capitolazione, i membri del Consiglio fuggirono in aereo in Algeria, lasciandosi alle spalle il sogno inespresso di una duratura Repubblica. Un sogno dissolto, in buona misura, a causa dei molteplici ed insanabili dissidi interni tra ala moderata e ala oltranzista, tra comunisti e anarchici; dall'estrema ed irrazionale violenza dimostrata nei confronti della Chiesa cattolica (dal 1936 al 1939, furono molte migliaia i preti e le suore trucidati dalle squadre comuniste e anarchiche e centinaia le chiese profanate e trasformate in stalle o bordelli) e, non ultimo, dalla sostanziale inferiorità palesata, di fronte ad un avversario sicuramente più preparato sotto il profilo militare e organizzativo.

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