Sabato 27 febbraio prosegue la stagione di prosa del Teatro dell'Aquila di Fermo promossa dal Comune e dall'AMAT con uno spettacolo dal sapore internazionale, Gabbiano di Čechov diretto da Carmelo Rifici dopo la sua nomina a direttore del Teatro di Lugano.
Il dramma in quattro atti, uno dei capolavori del grande autore russo, dopo l'esito disastroso della prima avvenuta nel 1896, fu ripreso nel 1898 da Stanislavskij con grande successo, un successo che dura ancora per i temi e le considerazioni che quest'opera offre al pubblico e ai registi che spesso lo vogliono mettere in scena, ancora oggi inalterati nella loro suggestione. Tutta la vicenda si svolge nella tenuta, situata sulle sponde di un lago, di Piotr Nikolaevic Sorin. È qui che si trovano raggruppate in un sol momento un grumo di persone che si interrogano costantemente sul loro presente e sul loro incerto futuro.
Un giovane teatrante pieno di dubbi sulla necessità del fare teatro oggi, un famoso scrittore che si interroga sulla necessità o meno di scrivere, una giovane ambiziosa che sogna il successo, una donna di successo che non sogna, un'umanità che desidera essere personaggio, personaggi che si specchiano in un lago che mostra la loro misera umanità, in un dramma di atti mancati, di gesti abbozzati, di destini incrociati, di passioni elementari e insostenibili. Čechov ci consegna una storia di sogni, di autoinganni, di vite fatte di scrittura, teatro e letteratura, di ordinarie vite immaginarie.
Sul palco a far vivere questa storia una corposa compagnia di attori: Giovanni Crippa, Ruggero Dondi, Zeno Gabaglio, Mariangela Granelli, Igor Horvat, Emiliano Masala, Maria Pilar Perez Aspa, Fausto Russo Alesi, Giorgia Senesi, Anahi Traversi e con l'amorevole partecipazione di Antonio Ballerio.
"Perché scegliere di fare Gabbiano? È la domanda che continuo a farmi - scrive Rifici nelle note di regia - alla quale non ho risposta. Almeno non una. Intanto è un Classico e questo mi permette di lavorare sulla memoria di un testo che ho sempre amato, su cui ho sempre lavorato, sul quale ho fatto centinaia di ipotesi, che ogni volta cambiano e si contraddicono. In secondo luogo mi viene da dire che Gabbiano parla di cose che tutti sanno: di rapporti familiari, di conflitti e di delusioni, senza averne consapevolezza. Entrare in un mondo familiare e vedere che ogni volta ti mostra qualcosa che non avevi notato dà la curiosa sensazione di visitare un universo conosciuto e, al tempo stesso, misterioso: "Čechov è talmente semplice che fa paura", diceva Gor'kij. Gabbiano è veramente un testo misterioso: ci mostra un'umanità, una famiglia che non riesce mai ad essere sincera e che, per riuscire a convivere, deve continuamente mentire e immaginarsi di essere qualcosa che non è".
Le scene dello spettacolo - prodotto da LuganoInScena in coproduzione con LAC Lugano Arte e Cultura, Piccolo Teatro di Milano - Teatro d'Europa e Teatro Sociale di Bellinzona, con il sostegno di Pro Helvetia, Fondazione svizzera per la cultura - sono di Margherita Palli, i costumi di Margherita Baldoni, le scenografie, gli oggetti di scena e i costumi sono realizzati dai Laboratori del Piccolo Teatro, le musiche sono di Zeno Gabaglio e le luci di Jean-Luc Chanonat.
Informazioni: biglietteria del teatro 0734 284295.
Inizio spettacolo ore 21.
articolo pubblicato il: 23/02/2016