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cronache
cambiamenti climatici

l'opinione dei giovani africani


In occasione della 22ª Conferenza delle Parti della Convenzione ONU sui Cambiamenti Climatici, lo Steering Committee della COP22 ha commissionato il primo studio pan-africano sul surriscaldamento globale, condotto su un campione di giovani nati tra il 1980 e il 2000, i cosiddetti 'millennials', provenienti da 19 paesi africani. Secondo quanto è emerso, i millennials: pensano che i cambiamenti climatici abbiano un impatto diretto sulle loro vite e ne vedono gli effetti tutti i giorni (86%);
considerano l'accesso all'acqua (73%) e lo sviluppo di energie rinnovabili (71%) le iniziative più importanti per combattere il surriscaldamento globale, e più della metà del campione (53%) accusa i governi di non fare abbastanza per la lotta contro gli effetti del surriscaldamento;
vogliono contribuire alla lotta al surriscaldamento globale in prima persona, soprattutto con la raccolta differenziata (69%).

Gli effetti del surriscaldamento globale sono già visibili, soprattutto per quanto riguarda l'impatto sulla salute e l'accesso al cibo e all'acqua. "È rimasto poco tempo per raggiungere livelli di temperatura sostenibili nel lungo periodo", ha avvertito Aziz Mekouar, ambasciatore dei negoziati multilaterali alla COP22, "ma non manca la mobilitazione politica, e ne è prova il Proclama di Marrakech, firmato da 197 parti al termine della Conferenza", ha aggiunto il 18 novembre scorso a margine della COP22. Questa COP ha senza dubbio registrato un successo notevole, visti i numeri record: 29.000 partecipanti nella Zona Blu e più di 35.000 partecipanti nella Zona Verde.

Il Marocco, paese ospitante della 22ª Conferenza delle Parti, si è impegnato con determinazione nella lotta ai cambiamenti climatici, non solo sul suo territorio bensì in tutto il continente africano, facendo della green economy un obiettivo strategico di primaria importanza. "Per il benessere di tutti, è necessario riformare il nostro intero ecosistema economico, dalla progettazione fino al consumo e alla distribuzione", ha aggiunto Aziz Mekouar.

Come stipulato dall'Accordo di Parigi, già ratificato da 113 paesi che corrispondono al 78.96% di emissioni nel mondo, l'aumento della temperatura globale deve rimanere sotto i 2 gradi centigradi per evitare il rischio di condannare un'intera generazione di millennials, nati tra il 1980 e il 2000. Sono loro infatti che subiranno più di tutti le conseguenze del surriscaldamento globale. È per questa ragione che lo studio condotto dalla CG Consulting e commissionato dallo Steering Committee della COP22, "Climate change, Time for action", ha cercato risposte nella generazione di millennials. Si tratta del primo studio incentrato sulle opinioni dei millennials africani in tema di cambiamenti climatici, sulle loro paure e preoccupazioni ma anche sulla loro voglia di agire e di trovare i mezzi giusti per farlo. Sono loro l'ultima generazione in grado di mettere un freno ai cambiamenti climatici.

Siccità, incendi, inondazioni, eventi climatici violenti: al surriscaldamento globale si devono cambiamenti ambientali notevoli, specialmente in Africa, un continente particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici. I millennials africani sono colpiti in prima persona dai seguenti fenomeni:
l'86% dei giovani intervistati ha notato piogge più frequenti e imprevedibili
il 79% ha riferito di un aumento delle malattie tra le coltivazioni e il bestiame
il 77% riporta un aumento della desertificazione
il 73% ha registrato un numero maggiore di incendi nelle foreste

Queste conseguenze impattano l'agricoltura e la sicurezza nell'alimentazione. L'Africa dovrà triplicare la sua produzione agricola entro il 2050 per sfamare una popolazione pari al doppio dell'attuale. Da questo nasce l'importante iniziativa Adaptation of Agriculture in Africa (AAA) avviata dal Marocco, il cui scopo è assicurare i finanziamenti per l'adattamento dell'agricoltura africana e l'aumento della produttività agricola nel continente allocando il 30% del piano di investimenti all'adattamento dei paesi in via di sviluppo a partire dal 2020, ovvero 30 miliardi di dollari l'anno per lo sviluppo dell'Africa. "Storicamente, l'agricoltura non è mai stata in cima alla lista di priorità nella lotta internazionale ai cambiamenti climatici, e ha per questo ricevuto scarsi finanziamenti nonostante fosse proprio il settore più vulnerabile", ha dichiarato Salaheddine Mezouar, Presidente della COP22.

Per il 76% dei millennials africani, sono i governi che devono agire per primi contro il surriscaldamento globale, ma più della metà (53%) li criticano per non fare abbastanza. Propongono dunque alternative a livello sovranazionale, per esempio nell'operato dell'Unione Africana (75%), e più in generale nel ruolo giocato dagli organismi internazionali (73%), oppure a livello subnazionale nell'azione di enti privati (69&) e organizzazioni non governative (68%).

In questo senso, Salaheddine Mezouar si è rallegrato del fatto che la COP22 abbia opsitato "tre momenti molto importanti a livello politico: il primo incontro delle Parti dell'Accordo di Parigi (CMA1), il vertice dei leader il 15 novembre, e il vertice dei paesi africani il giorno successivo", momenti che hanno segnato un progresso nella lotta ai cambiamenti climatici. Nella consapevolezza che nessun paese può combattere il surriscaldamento globale da solo, e che l'Africa è il continente più colpito dai suoi effetti nonostante sia responsabile solo del 4% delle emissioni di gas serra, il 16 novembre il Marocco ha organizzato nell'ambito della COP22 il primo summit africano per spingere tutti i paesi del continente all'azione e alla cooperazione. In questa sede, gli stati africani hanno ribadito il loro impegno a lavorare collettivamente per un continente africano resiliente ai cambiamenti climatici, e hanno espresso l'ambizione di costruire un modello di sviluppo inclusivo e sostenibile che salvaguardi gli interessi delle generazioni future. Gli stati partecipanti hanno consolidato l'impegno ad affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici e ad accelerare l'implementazione di iniziative già in atto, secondo le proprie risorse ma anche mobilitando le aziende e gli attori non statali.

Il continente africano è particolarmente vulnerabile agli effetti del surriscaldamento globale e carente delle infrastrutture necessarie a uno sviluppo economico ed energetico sostenibili. In Africa, per nove millennials su dieci (94%) la priorità è fare delle energie rinnovabili la prima fonte di energia del continente. Il Marocco ha anche intrapreso vari progetti atti ad aumentare la quota di energie rinnovabili fino al 42% e a migliorare l'efficienza energetica del 12% entro il 2020. Entro il 2030, la percentuale di elettricità ricavata da fonti rinnovabili dovrebbe raggiungere il 52%. Per il 92% dei millennials africani, la lotta per il clima comprende anche l'accesso all'acqua potabile pulita. Il lancio dell'iniziativa "Water for Africa" alla conferenza internazionale sull'acqua e il clima - che si è tenuta l'11 e il 12 luglio a Rabat - è un primo passo in questa direzione. L'obiettivo è quello di attirare l'attenzione pubblica sul bisogno e l'impegno concreto della comunità africana di rispondere all'urgenza dei problemi posti dalla carenza di risorse idriche nel continente, e sulla relazione tra questa carenza e i cambiamenti climatici in corso.

Né la diffusione delle energie rinnovabili né l'acqua pulita sono possibili senza finanziamenti. In particolare, l'accesso all'acqua è uno degli elementi chiave nella transizione a un'energia pulita. Per questa ragione, l'Accordo di Parigi prevede che vengano stanziati 100 miliardi di dollari all'anno entro il 2020 attraverso prestiti e concessioni con lo scopo di finanziare progetti che permettano ai paesi di adattarsi agli effetti dei cambiamenti climatici e diminuire le emissioni di gas serra. L'aspettativa è che questi fondi aumentino gradualmente e che alcuni paesi in via di sviluppo possano anche diventare donatori volontari per venire in aiuto dei paesi più vulnerabili. Durante la COP22, i paesi sviluppati e in via di sviluppo hanno lanciato una nuova partnership sotto l'egida dell'Accordo di Parigi: la NDC Partnership. NDC sta per "Nationally Determined Contributions", in italiano "Contributi Determinati a livello Nazionale". Questa partnership consiste in una nuova coalizione che vede impegnati paesi e istituzioni internazionali con lo scopo di assicurare che i paesi ricevano il supporto tecnico e finanziario necessario per raggiungere i loro obiettivi di clima e sviluppo sostenibile nel modo più rapido ed efficiente possibile. Nella conferenza stampa di chiusura della COP22, Salaheddine Mezouar ha sottolineato che "le dinamiche di Marrakech e il lavoro che faremo nel 2017 porteranno a un sistema di finanziamenti più fluido", aggiungendo che "la Dichiarazione di Marrakech è stata adottata all'unanimità e la leadership di Sua Maestà Mohammed VI, re del Marocco, e degli altri capi di stato africani accelererà la messa in opera di questi progetti con l'obiettivo di alleviare le difficoltà dovute alle trasformazioni in atto nel continente. L'Africa si deve muovere rapidamente".

Nonostante riconoscano agli stati un ruolo di primo piano, i millennials africani vogliono anche agire in prima persona per dare il loro apporto alla causa ambientale. Il 69% dei giovani intervistati considerano lo smaltimento dei rifiuti il metodo più efficace per combattere il surriscaldamento globale. Si sono anche pronunciati a favore di una maggiore diffusione del riciclo di materiali di scarto (65%) e di un uso ridotto di contenitori in plastica (64%). In Marocco, ad esempio, nel giugno 2016 è stata lanciata con il supporto di COP22 la campagna "Zero Mika" per contribuire a un cambiamento concreto nel quotidiano e favorire una maggiore propensione allo sviluppo sostenibile.

La lotta al surriscaldamento globale si gioca anche sul terreno dell'istruzione. I media tradizionali (televisione, radio, carta stampata) sono la prima fonte d'informazione per i millennials africani (48%), molto più di internet e dei social network (15%). Secondo quanto emerge dallo studio, solo il 13% dei giovani africani sono stati educati da scuole e università sui temi climatici. Anche per far fronte a questa lacuna, il re Mohammed VII ha dato vita alla Fondazione Mohammed VI per la Protezione dell'Ambiente, presieduta dalla principessa Lalla Hasna. L'istruzione e l'informazione sono al centro della missione della fondazione, seguendo le linee guida dei Summit di Rio de Janeiro (1992 e 2012) e di Johannesburg (2002) in tema di educazione allo sviluppo sostenibile, principio fortemente sostenuto anche dal Marocco.

Lo studio è stato condotto dal 7 al 16 novembre 2016 dalla GC Consulting per conto dello Steering Committee della COP22 in 19 paesi africani: Algeria, Angola, Camerun, Costa d'Avorio, Egitto, Etiopia, Ghana, Kenya, Malawi, Marocco, Mozambico, Nigeria, Repubblica del Congo, Repubblica Democratica del Congo, Ruanda, Sudafrica, Tanzania, Zambia e Zimbabwe.

articolo pubblicato il: 20/12/2016

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