Il tema della luce al centro di una grande mostra al Museo Bargellini
Tutte le arti visive (pittura, scultura, grafica, fotografia), com'è assolutamente intuibile, non solo non possono prescindere dalla luce in quanto le rende "visibili", ma, dai suoi effetti, dalle sue gradazioni, dalle sue suggestioni derivano scelte linguistiche e stilistiche che alimentano la creatività e la capacità espressiva degli artisti. Tuttavia, nel contesto della produzione artistica ci sono autori che hanno una particolare e più manifesta predisposizione per la luce, che pongono al centro della propria indagine riuscendone a coglierne i valori sensibili e simbolici più autentici e profondi.
A questo affascinante rapporto è dedicata una grande mostra che fino a tutto luglio potrà essere visitata al Museo d'arte delle Generazioni italiane del '900 - G. Bargellini di Pieve di Cento (Bologna), che propone un avvincente itinerario attraverso oltre centotrenta opere di artisti nati tra la fine dell'Ottocento e gli Anni Quaranta, provenienti dalle collezioni permanenti della struttura pievese, selezionate dal curatore della rassegna, nonché direttore artistico del museo, Giorgio Di Genova, il quale ci ha detto che, "nell'impossibilità di offrire tutti i coinvolgimenti della luce nell'arte, questa mostra vuol essere una rassegna paradigmatica del ruolo che la luce ha nella produzione artistica, col fine di stimolare riflessioni sulla varietà delle sue soluzioni e implicazioni sia dirette che indirette, sia positive che negative, sia cromatiche che monocromatiche, sia costruttive che fenomeniche, sia simboliche che espressive, giù giù fino agli esiti di riverberazione, di riflessione, di trasparenza, di irradiazione, anche percettivistica".
La mostra, in modo che non potrebbe essere più pertinente, salda doverosamente un debito con il fondatore del museo, l'imprenditore Giulio Bargellini, grande appassionato d'arte e fine collezionista, fondatore della OVA, in occasione dei quarant'anni di attività di un'azienda leader nella progettazione e produzione di materiali e strumentazioni nel settore di illuminazione d'emergenza. Circostanza che è arricchita da un altro evento espositivo offerto contemporaneamente in altre sale del Museo che accolgono la mostra dedicata ad Alberto Martini per ricordare il grande maestro di Oderzo, precursore del Surrealismo, a cinquant'anni dalla sua scomparsa: cinquanta opere, in gran parte inedite, tra quadri a olio, pastelli, chine, disegni e litografie. Per entrambe le mostre il catalogo è stato realizzato, con la consueta accuratezza, dalle Edizioni Bora di Bologna.
Nella mostra suggestivamente intitolata "Luce, vero sole dell'arte", emergono di prepotenza le personalità di alcuni grandi maestri, quali Carlo Belli, Corrado Cagli, Fabrizio Clerici, Gerardo Dottori, Lucio Fontana, lo stesso Alberto Martini, Alfio Mongelli, Ernesto Thayaht, Cesare Zavattini, la cui presenza non potrà che esercitare un motivo di forte richiamo nei confronti del pubblico; il quale però avrà soprattutto modo di immergersi in uno scenario estremamente variegato e stimolante, in cui si troverà a percorrere stagioni, soluzioni linguistiche, tendenze comuni e enormi distanze, continuità e fratture, nell'ambito di una produzione artistica lussureggiante, nella quale, tutt'al più è possibile individuare delle "zone" in cui, solo per favorire una lettura meno frastagliata dell'esposizione, si possono ricondurre i percorsi dei singoli artisti, ben lontani a volte per generazione, area geografica o ambito di ricerca.
E così è possibile spaziare (ma l'itinerario che qui si suggerisce non può che essere estremamente riduttivo, dato il cospicuo numero di artisti presenti) dai giochi di luce che sostanziano il mondo onirico di Paolo Pasotto, le incursioni nella memoria di Pino Reggiani, la vena lirica di Ada Franco, alle apparizioni (bellissima l'Isola di San Giorgio di Virgilio Guidi) del paesaggio "rivelato" dalla luce, come nelle opere di Eugenio Amadori, Lori Scalpellini, Giovanni Soccol, Tonino Caputo, cantore degli spazi urbani newyorchesi, e di Raffaele De Rosa. Su versanti estremamente distanti, la luce si fa protagonista nel delineare vibrazioni e contrasti nell'arte astratta e geometrica di autori come Romano Rizzato, Pier Giulio Bonifacio, Aldo Pancheri, Ennio Bencini, Luigi Di Fabrizio,Sergio Agosti, Gloria Persiani; o nelle "accensioni" di Ferruccio Gard, Anna Ramenghi, Cuqui Trujillo e Pietro Volpe; nei "monocromi" di Rino Carrara, quanto nelle intriganti tessiture grafiche di Giulia Napoleone.
La "luce" - e questa è un'altra interessante chiave di lettura della mostra - stimola linguaggi nuovi, invita ad inventare tecniche ed esplorare le possibilità espressive di materiali come il plexiglass, il perspx, il metacrilato fluorescente, il nylon, e fonti luminose artificiali (come si può vedere in lavori di artisti come Carlo Cioni, Belisario Mancini, Maria Ferrero Gussago, tanto per ricordarne solo qualcuno), aprendo nuovi orizzonti alla infinita possibilità comunicativa di strumenti fino a ieri assolutamente impensabili.