All'interno della caporetto del PD c'è stato un risultato in controtendenza che ha lasciato di stucco tutti: gli elettori del Lazio, che alle politiche si sono comportati come tutti gli altri, cancellando di fatto il PD dal grande gioco politico, hanno confermato Nicola Zingaretti Governatore della regione, sia pur con un risultato sul filo dei centesimi di percentuale che mette a rischio la governabilità.
La legge prevede che il candidato che ha preso più voti in percentuale sia nominato Governatore. Nicola Zingaretti sarebbe stato ampiamente surclassato se non si fosse messo di traverso il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, che, correndo da solo, ha ottenuto un percentuale che Grasso e D'Alema avrebbero sottoscritto volentieri per i loro collegi.
Pirozzi aveva proposto il proprio nome al centrodestra, ma inutilmente; Berlusconi ha imposto Stefano Parisi candidato Governatore. La vittoria di Zingaretti non ci sarebbe stata se il centrodestra avesse puntato su Pirozzi. Doppia sconfitta per Berlusconi, perché la coalizione ha perso il Lazio e perché la perdita è dovuta alla sua ostinazione di sentirsi ancora quello che distribuisce le carte.
Parisi era stato già battuto da Beppe Sala al Comune di Milano, poi aveva inutilmente puntato alla guida di Forza Italia. In qualsiasi gioco di squadra un allenatore perdente viene esonerato; Berlusconi lo ha voluto imporre ed il risultato della partita è sotto gli occhi di tutti. Nel Lazio il centrodestra ha avuto un'ottima affermazione alle politiche, ma tanti elettori hanno votato alle regionali in un modo differente, nonostante avessero contemporaneamente in mano le tre schede.
I dietrologi hanno già detto che la messa in onda di due nuovi episodi di Montalbano nel pieno della campagna elettorale avrebbe favorito Zingaretti. Sciocchezze. Indubbiamente, però, la faccia di Nicola Zingaretti ha bucato molto di più gli schermi, sia quelli televisivi che quelli dei pc, di quella da signore della porta accanto di Parisi. Pirozzi, con la sua faccia amara di terremotato abbandonato dal Governo, ha conquistato la simpatia di tantissimi italiani; sarebbe stata una scontata carta vincente.
I soliti dietrologi dicono che dietro l'ostinazione del sindaco di Amatrice di volersi candidare, anche sapendo di non avere speranze, ci sarebbe Storace, recentemente passato con Salvini. Ad abbandonarsi alla dietrologia si potrebbe obiettare che non è la prima volta che Berlusconi a Roma punta su un candidato presumibilmente perdente. Qualcuno forse si ricorderà di Pierluigi Borghini, che nel 1997 fu schierato contro Rutelli nonostante che fosse praticamente ignoto alla cittadinanza. Anche Borghini aveva i modi del signore gentile e cortese; per Rutelli si trattò della sua seconda ascesa al Campidoglio.
articolo pubblicato il: 05/03/2018 ultima modifica: 11/03/2018