titolo originale: La Graine et le Mulet
di Abdellatif Kechiche. Con Habib Boufares, Hafsia Herzi, Faridah Benkhetache
Leone d'oro del pubblico e della critica a Venezia
Beiji viene licenziato a sessanta anni dal suo lavoro presso un cantiere di riparazione nel porto di Sčte, nella zona di Marsiglia e non ha alcuna intenzione di dedicarsi ai nipotini, come gli suggerisce il suo (ormai ex) capo.
Pur essendo divorziato Beiji non ha perso i contatti con la sua prima famiglia e coinvolge tutti nel suo progetto di ristrutturare una vecchia imbarcazione per farne un ristorante galleggiante.
Nonostante i contrasti personali, tutti si sentono uniti nel progetto, specialmente le donne, che dimostrano una forza organizzativa che gli uomini non hanno. Sarą la figlia della seconda moglie (Hafsia Herzi, Premio Mastroianni per attori emergenti, ma avrebbe meritato la Coppa Volpi) ad improvvisare una danza del ventre per salvare le sorti del ristorante.
Il film č piuttosto lungo (151 minuti), ma la grazia e la leggerezza con cui č stato diretto non fanno sentire allo spettatore il peso della durata. E' la terza pellicola di Khechiche, che torna a parlare di quel mondo arabo-francese che gli č congeniale. Sono gli immigrati di seconda generazione, ormai integrati nel tessuto sociale ma ancora legati a certi ritmi e a certi riti, come il mangiare, visto nella sua specificitą araba e soprattutto come momento di incontro e di discussione.
Bravissimi tutti gli interpreti, capaci di sopportare primissimi piani a tavola. Kechine viene dal teatro e prima di girare fa provare come se invece che in un set si trovasse in una sala prove o su un palcoscenico.