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l'omsizzar
di Piero Pastoretto

E' ormai fuor di dubbio dopo tante prove che sulla civiltà e cultura occidentale (ma mi chiedo se esiste poi una cultura e civiltà occidentale od è un'astrazione moderna) incombe da secoli un tragico destino, un destino che coinvolge suo malgrado tutto il resto dell'umanità ed è stato fonte di innumerevoli mali: il razzismo. Inutile nascondercelo, noi europei siamo sempre stati razzisti: quando ci limitavamo ad abitare il nostro continente eravamo razzisti fra di noi, e Greci e Romani disprezzavano i "barbari" che non parlavano le loro lingue (basta leggere Aristotele). Poi la nostra natura bellicosa ci ha spinti a proiettarci fuori dalle terre che Dio ci aveva dato spegnendo con Alessandro il fiore della civiltà mediorientale e, millequattrocento anni dopo, - ma fortunatamente questa volta ci andò male - partendo alla conquista del mite Islam.
Molte nostre virtù, o per meglio dire vizi, hanno contribuito purtroppo ad alimentare e facilitare il razzismo: la religione cristiana ad esempio, che spingeva contro gli infedeli, la superiorità tecnica e militare sugli altri popoli extraeuropei, la smoderata sete di guadagno degli Stati e delle compagnie commerciali. Il colonialismo cominciò con il continente americano, per poi dirigersi all'Africa in cerca di schiavi (il cui commercio vedeva però ben attivi anche gli arabi), per poi investire l'Asia del favoloso oriente, con tutto il suo corteo di genocidi e brutalità. Convinti che il colore della pelle fosse indice di superiori qualità morali, civili ed umane gli europei, e più tardi i nordamericani, loro copie speculari, hanno disprezzato come barbari i costumi degli altri popoli. E, mentre li sfruttavano o più semplicemente li cancellavano dalla faccia della terra, ai sottomessi imponevano le loro leggi, il loro diritto di derivazione romana, la loro tecnologia, la loro medicina più avanzata, più tardi persino la loro democrazia ed economia.
Con la decolonizzazione poi, se possibile, si sono creati mali ancora peggiori: la questione palestinese e mediorientale, l'odio tra India e Pakistan, un'Indocina che ha dovuto conoscere ancora lutti e guerre per conquistare la propria piena libertà. Ma anche oggi le cose, con il cosiddetto neocolonialismo, non sono mutate di molto. Gli occidentali usano i paesi del Terzo Mondo come discariche per le loro scorie; le grandi compagnie internazionali strangolano le economie emergenti; ricattano e pretendono che i debiti contratti dai paesi poveri vengano pagati; sono avari di aiuti verso i popoli affamati e preferiscono esportarvi armi che generi alimentari e medicinali; usano la guerra anziché una politica di pacificazione verso quegli Stati islamici che alimentano il terrorismo; sfruttano la manodopera immigrata e pretendono che perda la propria cultura originaria per uniformarsi alle leggi ed ai costumi locali. Senza contare che i bianchi inquinano con le loro industrie i paradisi naturali; causano la scomparsa di intere specie animali, mettono in pericolo l'ambiente di tutto il pianeta.
E sì, dobbiamo ammetterlo, l'homo sapiens sapiens occidentalis continua a sentirsi il padrone del mondo, ad usarlo per i propri scopi di basso profitto e ad essere in fondo razzista anche se a parole condanna questo antico male. Sotto altre forme magari, secondo altri schemi, ma basta ascoltare le ragioni di Green Peace, di Emergency o del movimento antiglobalista per accorgercene.
E se il pudore gli impedisce di esercitare palesemente questa infame ideologia contro neri e gialli come nel XIX secolo, adesso la scarica contro se stesso. Già, perché quello di oggi, professato dalle élite culturali che un tempo erano razziste verso i popoli non europei, è l'Omsizzar, nient'altro che il vecchio razzismo alla rovescia: il razzismo del bianco contro i bianchi e contro l'Occidente intero accusato di ogni nefandezza umana, contro la propria storia e la propria stessa ragion d'essere.

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