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speciale Italia ieri, oggi, domani
Non si può negare che il cammino dell'Italia negli ultimi venti anni, per non dire cinquanta, sia stato tortuoso, caotico ed irto di asperità. Ciò nonostante si deve riconoscere che la crescita del paese non sia stata inferiore a quella degli altri paesi europei. Recandosi all'estero però si notano ancora quelle sfumature di civiltà raggiunta che noi dobbiamo ancora conquistare. Forse il fatto che siamo partiti storicamente in svantaggio nel passaggio da una economia prettamente agricola ad una industriale ci ha penalizzato rispetto ai nostri attuali partners europei. La differenza è evidente nelle infrastrutture, nella civiltà dei mezzi di trasporto, nell'educazione civica.
Negli ultimi venti anni però il gap si è notevolmente ridotto nonostante la frammentazione politica che il nostro paese ha dovuto sopportare per sopravvivere. L'instabilità politica ha reso la nostra rincorsa assai ardua e nonostante ciò siamo riusciti (non si riesce neppure a capire come) ad essere annoverati tra i primi sei o sette paesi più industrializzati del mondo. Merito dei numerosissimi governi che si sono succeduti? forse. Merito dell'Italia che lavora e che progredisce nonostante tutto?, forse. Frammentazione politica, tanti partiti, governi che avevano la durata di mesi più che di anni. Un ministro appena nominato non aveva neppure il tempo di conoscere i suoi collaboratori e le sue mansioni.
Cinquanta anni di democrazia ha visto, come detto, succedersi più di cinquanta governi ma quale è stato il file rouge che ha tenuto in rotta la nave Italia? È semplice e nello steso tempo sconcertante: la Democrazia Cristiana. E' stata come una grande mamma che ha sorvegliato, indirizzato e gestito il potere in maniera continuativa. Bene o male? Bene, perché ha consentito la gestione del paese, garantendo la continuità degli elementi fondanti della gestione della democrazia e dell'economia. Male perché questo potere, gestito per tanto tempo, ha generato ed ha fatto prolificare dei mostri: poteri economici nati per finanziamenti illeciti, poteri pseudo politici che avevano lo scopo di tenere sotto controllo e condizionare l'elettorato. Nonostante ciò l'Italia ha progredito ed è arrivata fino ad oggi.
C'è un'eredità negativa che non si può nascondere: il mostruoso debito pubblico lasciato sulle spalle di ogni italiano che ancora condiziona ogni azione di governo. Perché è finita questa era? Io credo che l'ascesa politica di Bettino Craxi ed il suo riconosciuto carisma personale e politico abbia rotto violentemente quegli equilibri che si erano creati tra democrazia cristiana e partito comunista. Il partito comunista si è visto cancellare come alleato occulto della D.C.. I suoi voti sono diminuiti a favore di un partito socialista di tipo europeo che cavalcava il successo dell'azione politica del suo leader. Vecchi taciti accordi, gioco delle parti venivano messi a rischio da un sempre più convincente leader socialista che guadagnava consensi e rispetto anche nella tradizionale destra italiana. L'equilibrio consolidato cominciava a traballare. Craxi si spingeva a riconoscere nella destra non più un nefasto nemico fascista ma un democratico avversario politico, e ciò preoccupava gli equilibri cinquantennali tra D.C e P.C.I.. In parole povere quel file rouge che aveva garantito alla D.C. di gestire sempre e comunque il potere si andava sfilacciando, con il rischio sempre più concreto di spezzarsi. Allora? A mio avviso è avvenuto l'imponderabile. Per tagliare le ali ad un soggetto politico ormai non solo più emergente ma che si proponeva come unico uomo all'altezza di gestire il paese, si è tentata una operazione radicale che riportasse sui binari tradizionali la politica italiana: equilibri contrapposti D.C. P.C.I., senza farsi male. Ma questa operazione è fallita. Come si dice in modo popolare è stata buttata l'acqua sporca con il bambino. Non si è salvata la D.C., non si è salvato il P.S.I. e tanto meno Craxi ma si è salvato il P.C.I.. Perché?
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