Sembra ormai assodato che il W 135, il nuovo ceppo di meningite che minaccia gli abitanti di una vasta porzione d'Africa, dal Senegal all'Etiopia, sia stato portato dai pellegrini di ritorno dalla Mecca. Per la prissima stagione secca (da novembre a maggio) si prevedono migliaia di infettati. Lo scorso anno, nel solo mese di febbraio in Burkina Faso circa quindicimila persone furono colpite dall'epidemia; di queste più di 1400 sono morte, mentre un numero imprecisato dei sopravvissuti, tra cui centinaia di bambini, è affetto da sordità irreversibile o ritardo mentale.
prevenire le prossime ondate dell'epidemia sarebbe abbastanza facile, in quanto si conosce tutto del W 135 ed è stato commercializzato da due multinazionali il vaccino specifico. Il problema è che, per prevenire una prossima tragedia di dimensioni sconvolgenti, servirebbero nei prossimi anni circa cinquanta milioni di dosi di vaccino. Il problema è che ogni dose costa quattro euro nei Paesi europei e fino a cinquata dollari negli Stati Uniti, cifre (anche la prima) completamente al di fuori della portata di milioni di africani. Secondo Medici senza Frontiere basterebbe impiantare dei laboratori in Africa, previo accordo per i brevetti, per produrre vaccini a costi accessibili (quaranta centesimi il prodotto, un euro con la commercializzazione).
Fino ad oggi i contatti con i detentori dei brevetti sono rimasti lettera morta, così come le richieste di vendere dosi di vaccino a prezzo scontato. Si spera che quanto prima qualcuno ci ripensi.