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politica estera
ultime dalla Catalogna
di Lf

Rosario Palomino Otiniano, già candidata nelle file indipendentiste della Catalogna, ha fatto parlare molto di sé quando si è definita una catalana nata in Perù. Sono in effetti trenta anni che Rosario Palomino si è trasferita dal paese sudamericano in Spagna.

In questi giorni, volendo prendere la patente di guida dei mezzi pesanti, parlando al telefono con una centralinista, alla richiesta di compitare la sigla della sua carta d'identità, quando si è sentita chiedere "E como España?", ha risposto: "No, E como Estrarburgo".

La sua idea di non voler pronunciare più il termine España ha trovato estimatori nelle reti sociali, per cui alcuni indipendentisti hanno proposto di dire altre parole che cominciano con la "e" come, al primo posto "estelada", la bandiera secessionista catalana o "estafa", frode, con ciò intendendo che i catalani si sentono defraudati della propria indipendenza.

Ma la proposta ha invece provocato l'ilarità di tanti abitanti della Catalogna che vogliono rimanere, sia pur nell'ambito di un’ampia autonomia, sotto le insegne del regno di Spagna, con una serie di battute esilaranti sulle varie parole da usare quando si compita una parola al telefono.

Tutto ciò ricorda quando sta succedendo qui da noi in Italia, quando a partire dall’ex presidente della Camera dei Deputati, il ministro, il sindaco e il prefetto sono diventati, nel caso si tratti di donne, la ministra, la sindaca e la prefetta, termini che, ci sia concesso, danno un senso un po’ svilente alle cariche che rappresentano.

Bene ha fatto Beatrice Venezi sul palco dell’Ariston di Sanremo, quando, sentendosi definire direttrice d’orchestra, ha detto che preferisce essere chiamata direttore, perché direttore è il termine specifico per indicare il suo mestiere. Uno tra i più giovani direttori di una grande orchestra in Europa con una battuta ha fatto crollare il castello di carta del politicamente corretto.

articolo pubblicato il: 06/03/2021 ultima modifica: 15/03/2021

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