Il romanzo "Signorsi'" , pubblicato nel 1931, sarebbe rimasto una delle tante operazioni terapeutiche, scrivere per oggettivare il dolore, se non fosse stato tanto apprezzato dall'editore Arnoldo Mondadori e da Gabriele D'Annunzio.
Il destino, e' il caso di dire, volle che diventasse il primo di una vastissima produzione durata fino al 1985 di Amalia Liana Negretti Cambiasi, nata a Carate Lario nel 1897 e morta a Varese nel 1995, meglio conosciuta come Liala.
La tragica morte di Vittorio Centurione Scotto, per il quale aveva deciso di abbandonare il marito sfidando le rigide regole del tempo e creando scandalo, era stata la molla della scrittura.
D'Annunzio aveva coniato quello pseudonimo ("Voglio mettere un'ala nel tuo nome" disse l'Immaginifico) che negli anni era divenuto uno dei nomi piu' noti tra quelli degli scrittori del 1900.
La fortuna di Liala nacque dalla grande forza narrativa che puntava su storie sentimentali totalizzanti e coinvolgenti. I suoi personaggi erano depositari di forti valori, di passioni intense, di rapporti tormentati e contrastati, e capaci di scelte difficili e anticonformiste. Ricorre spesso la situazione di relazioni tra appartenenti a classi sociali diverse. Mostrava una perfetta conoscenza degli ambienti e poneva una cura minuziosa nelle descrizioni e nelle informazioni anche di tipo tecnico qualora fossero funzionali all'economia narrativa.
I suoi eroi preferiti appartenevano alla Aviazione e alla Marina, armi che in un certo senso avevano segnato la sua vita. Il marito, il marchese Pompeo Cambiasi, era un ufficiale della Regia Marina e Vittorio Scotto un pilota di idrovolanti.
I lettori non avevano difficolta' ad immedesimarsi nelle sue storie e determinarono un successo di vendite all'autrice difficilmente eguagliabile da altri nomi noti.
Liala e' stata ed e' ancora relegata nella letteratura minore, nella narrativa "rosa". Eppure, anche se i gusti sono cambiati, continua ad essere letta e a far sognare, non solo le casalinghe, costrette a recitare la parte delle destinatarie per tutte quelle operazioni culturali che molti apprezzano ma che non ammetteranno mai di apprezzare. Il fatto che ancora sia in catalogo e' significativo.