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editoriale
il mondo coinvolto dal nuovo conflitto
di Domenico Benedetti Valentini

Che la drammatica ri-esplosione del conflitto israelo-palestinese metta a repentaglio, oltre alla vita di migliaia d’esseri umani su entrambi i fronti, la già precaria sorte della pace, partendo da quel ribollente quadrante geo-politico, nel mondo in senso complessivo, è fin troppo evidente. Non solo perché a fianco di Hamas e dei palestinesi più agguerriti si schiera buona parte del mondo islamico, a cominciare dal diretto sostegno dell’Iran, mentre in solidarietà con Israele si pronunciano – o addirittura si mobilita – l’Occidente, o quello che assai sommariamente chiamiamo ancora oggi Occidente. Ma perché ben pochi possono orami definirsi “locali” o “regionali”, tra i conflitti che divampano, e questo non vi si annovera certamente. La “crociata” palestinese non è destinata ad esaurirsi, né presto né durevolmente, e possiede un potenziale di coinvolgimento delle comunità islamiche vastissimo, che forse le potenze “occidentali” faticano ancora a comprendere e parametrare, non foss’altro che per confrontarcisi efficacemente.

Sull’altro lato la indomita tenacia dello Stato israeliano nel difendere il proprio diritto d’esistenza, accompagnato dalla planetaria fratellanza delle comunità ebraiche, conferma che non verrà meno, né oggi né in prevedibile futuro, la lotta di questo popolo evoluto, attrezzato, consapevole pur nelle burrascose vicende della politica interna.

Di più: questa tragica recrudescenza delle ostilità aumenta il grado di fibrillazione che pure pervade il mondo arabo, diviso – anche se la distinzione è spesso approssimativa – tra Nazioni “moderate”, inclini al compromesso esistenziale con Israele, e “integraliste”, dedite alla causa della cancellazione dello Stato religiosamente, etnicamente, economicamente, militarmente nemico. Per converso anche l’Occidente registra, seppure attenuate dall’orrore per la deflagrazione violenta del momento, posizioni e sensibilità variegate. Su tutto si riversano i timbri diversificati delle relazioni intrattenute dai Paesi occidentali con l’”universo” arabo, nonché le polemiche interne alla politica degli USA, complicate dall’ormai avviato, lunghissimo, percorso verso le nuove elezioni presidenziali. Il quadro si complica ancor più tenendo presente lo spazio ulteriore che la deflagrazione bellica israelo-palestinese apre agli intenti geo-politici del gigante cinese, già presentissimo nell’immenso continente africano, anche nel versante che guarda al Medio Oriente; ma altrettanto alla multiforme manovra della Federazione Russa, che potrebbe concorrere a mettere in discussione ragioni ed equilibri di forze, sol che si consideri il rapporto con lo Stato islamico iraniano…

Non è sfuggito agli osservatori che l’angosciante scenario mediorientale ha subitaneamente, non diciamo oscurato, ma certo retrocesso l’acme dell’attenzione mondiale dal (fin’ora monopolizzante) conflitto russo-ucraino: per il quale si alternano proclami contrapposti di lotta fino alla vittoria e trasversali sentori di insostenibilità, compatibili con appelli alla trattativa. Su tutte queste riflessioni – che tali soltanto vogliono essere, senza tirar somme d’alcun genere al momento e in attesa di sviluppi che autorizzino previsioni – va detto purtroppo che una volta di più (e che volta!) emerge amaramente l’inconsistenza della realtà politica dell’Unione Europea, ormai caratterizzata dall’abdicazione sistematica ad ogni ruolo protagonistico nello scenario geo-politico mondiale.

Perfino in casi come questo, che si agitano alle porte meridionali del nostro continente e dunque dell’Unione, mentre potenze extraeuropee esercitano il loro peso e si dànno addirittura presenti con annuncio di sostegni militari, non solo diplomatici, e invio di portaerei nel “nostro” Mare Mediterraneo. Infine, stolto sarebbe chi sottovalutasse il pericolo che un conflitto in cui non si esita a giocare sulla pelle di inermi e sequestrati in ostaggio, possa avere ricadute di carattere terroristico, nel ridetto Occidente e negli stessi Paesi arabi dialoganti, non scongiurabili soltanto con dichiarazioni di circostanza, ripiegamenti sul pasciuto quieto vivere, illusioni di non selettiva accoglienza, alte preghiere perché depongano le armi popoli che non sembrano aver più fiducia nelle vie alternative.

Ma forse pretendere una “linea d’intervento politico” da parte di una Comunità Europea che non intende nemmeno trovare una condotta solidale al proprio interno su un tema emergenziale come quello dell’immigrazione, è veramente troppo!

articolo pubblicato il: 13/10/2023 ultima modifica: 25/10/2023

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