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cronache
la casa del dio della montagna

KENYA 3/4/2004 16:17

A CHI APPARTIENE LA 'CASA DEL DIO DELLA MONTAGNA'?

General, Standard

In epoca coloniale le cancellerie occidentali tracciavano i confini su una mappa con riga e una matita, segnando frontiere sconosciute ai popoli africani. Nel 1886 applicarono lo stesso metodo anche la corona britannica e il governo tedesco: per spartirsi Kenya e Tanzania fu sufficiente una linea retta dal Lago Vittoria (così chiamato in onore della Regina puritana) alle coste orientali del continente. Ad esclusione, però, di una piccola semicirconferenza per inglobare il monte Kilimangiaro nei confini tanzaniani. A lungo si è ritenuto che la ‘Montagna’ per eccellenza dell’Africa – che con i suoi 5895 metri è la vetta più alta del continente – venne regalata dalla Regina Vittoria al nipote Federico Guglielmo Vittorio Alberto, il futuro imperatore Guglielmo II. Ora Nairobi chiede ufficialmente di cancellare dalla cartina quell’insolita ansa lungo la linea diritta del confine, per riprendersi la cupola di roccia e neve che domina la savana. Il sottosegretario agli Esteri del Kenya, Zaha ha confermato al quotidiano ‘East African Standard’ di Nairobi che la questione è stata sottoposta alle autorità di Dar Es Salaam e verrà presto discussa anche dal Consiglio dei ministri della comunità dell’Africa orientale. Il giornale rivela anche un altro interessante retroscena: il ‘Foreign Office’ di Londra, ministero degli Esteri, ha smentito in passato la versione del regalo della regina Vittoria ai tedeschi, bloccando così una prima proposta di cessione del Kilimangiaro al Kenya. Ulteriori ricerche hanno permesso di appurare che in realtà la ‘Montagna bianca’ venne concessa alla Società di colonizzazione tedesca dell’esploratore Karl Peters da alcuni capi tribali della comunità dei Wa-Chagga della regione del Tanganiyka. Ora ci si attende che le discussioni tra Kenya e Tanzania riguardino proprio la validità degli atti di cessione di fine Ottocento. Al di là della disputa sulla sua ‘proprietà’, questo enorme vulcano spento – il più grande del pianeta – ha attirato la curiosità di esploratori e non solo. Venne celebrato anche da Ernest Hemingway in ‘Le nevi del Kilimangiaro’, da cui Henry King nel 1953 ne ricavò una trasposizione cinematografica con Gregory Peck, che nei panni di uno scrittore appassionato di caccia grossa, in una tenda a tremila metri di quota sulle pendici della Grande Montagna africana, racconta alla moglie vicende e amori (il primo impersonato da Ava Gardner) della sua vita trascorsa tra Parigi, la guerra civile in Spagna e l’Africa. Ma il Kilimangiaro è anche la ‘quinta scenografica’ delle vicende raccontate da Karen Blixen nel libro ‘La mia Africa’ sulle dolci Ngong Hills, le colline alle porte di Nairobi poi immortalate anche nell’omonima pellicola di Sidney Pollack. Oggi queste nevi eterne che sorgono dagli altipiani della Tanzania sono meta quasi incessante delle spedizioni ‘full inclusive’ di alpinisti-fai-da-te in cerca dell’emozionante contrasto tra savana e ghiacciaio. Ufficialmente i primi a raggiungere la vetta furono il tedesco Hans Meyer e la sua guida Ludwig Purtscheller, il 6 ottobre 1889. Ma la storia dell’alpinismo non annovera, ovviamente, cacciatori e abitanti locali che - forse – conoscevano quelle distese bianche ben prima degli scalatori teutonici. Ogni anno sono oltre ventimila i curiosi che si spingono ad ammirare lo spettacolo delle nevi di una montagna che, non avendo altre cime intorno a sé, buca l’orizzonte dell’Equatore quasi come un colossale miraggio. Il rischio, però, è che si possa sciogliere: secondo Lonnie Thomson, della Ohio State University, entro il 2015 i ghiacci del Kilimangiaro si potrebbero ritirare del tutto. Dal 1912 – anno della prima mappatura – la ‘Montagna bianca’ ha perso oltre l’ottanta per cento delle proprie superfici ghiacciate a causa dei mutamenti climatici noti come ‘effetto-serra’. Salvare un eco-sistema che merita di essere preservato dovrà comunque essere l’obiettivo dei ‘proprietari’ del gigantesco vulcano addormentato, in attesa che si decida da che parte del confine deve collocarsi la sua sagoma massiccia. Per ora le autorità di Nairobi, secondo il vice-ministro, non credono che questa loro richiesta possa sollevare tensioni con la Tanzania. In base a un'antica tradizione, i Wa-Chagga ritengono che il Kilimangiaro sia maledetto; i Masai – incuranti dei confini sulla carta e dei regali tra dinastie – chiamano la loro vetta Ngaje Ngaje, la ‘Casa del Dio della montagna’.

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