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libri
"L'isola cava"

di Nicola Campagnoli


A Palazzo Camerata di Ancona è stato presentato, il 23 giugno, il libro di Nicola Campagnoli "L'isola cava. Otto narrazioni sul nichilismo e il dolore nel tempo presente", edito dalla casa editrice anconetana Cattedrale.

La presentazione è stata condotta da Gilberto Santini, direttore AMAT, e arricchita da letture dell'attrice pesarese Lucia Ferrati.

Nicola Campagnoli è nato a Cingoli, nelle Marche, nel 1964. Insegnante di lettere, ha pubblicato diversi saggi di critica letteraria ("Clemente Rebora e la poesia del contrasto" - Forlì 1997 - "Lezioni per un percorso: Pirandello, Montale, Pascoli, Leopardi" - S.Benedetto 1999) e tre romanzi "Isola Fovea" (Cesena, 2001), "Viene settembre" (Macerata, 2003) e l'ultimo romanzo di ambientazione scolastica "Prof" (Ancona, 2005). Attualmente, vive e lavora in Ancona.

Si legge nella prefazione dell'autore al volume: "Di fronte al crollo delle ideologie - nell'ultimo decennio del secolo scorso - la società occidentale era corsa ai ripari, cercando di sostituire alle idee, la nuova etica dei "valori", della "cultura" e della "religione". Oggi - quando è evidente all'esperienza comune lo "sfascio esistenziale" (e nell'ultimissimo periodo anche "economico") della nuova generazione (la cosiddetta emergenza educativa, lo dimostra platealmente) - si nota l'inutile tentativo, da parte del mondo delle istituzioni della politica e della cultura, di puntellare il "mondo civile" con l'apparenza di quelle certezze, regole e principi morali di cui, a torto, si danno per scontati la stabilità e il comune riconoscimento. Di cui soprattutto non si conosce più la vera origine. Nella stesura di leggi, programmi sociali ed educativi si prendono come punti di partenza (come cause prime che non hanno bisogno di alcuna dimostrazione, né di alcun luogo sorgivo) concetti di vita, famiglia, società, scuola, diritto e tolleranza che in realtà non hanno più (se non perduto nella notte dei tempi, in un quando e in un dove ormai irrintracciabili) alcun contatto con l'esperienza quotidiana e con la coscienza umana. La conseguenza di tale situazione è un inevitabile dualismo nella persona tra ciò che si viene costretti a professare dalla società come motivazioni e idealità di vita e la normalissima impossibilità di viverle e vederle in azione nella quotidianità. Il risultato finale è un uomo insicuro e frammentato interiormente, che mira alle mete indicate dalla società in cui vive, senza che nessuno sappia ragionevolmente dimostrargliene la reale praticabilità e l'effettiva esistenza. C'è la meta, insomma, ma non c'è più la strada per arrivarci, potremmo dire parafrasando Kafka. Tale uomo "isterico e malato", con la sua incapacità di vivere e di comprendere il significato della realtà, è il protagonista (o l'antagonista) di tutti i racconti di questa raccolta."

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