In questi giorni molti paesi della Campania sono in rivolta perché pretendono, a ragione, che le discariche situate nei pressi dei centri abitati, non più in grado di ricevere rifiuti, vengano chiuse. La protesta ha causato un indegno accumulo per le strade di centinaia di tonnellate di rifiuti che con il passare dei giorni diventano una bomba ecologica che può causare il diffondersi di malattie.
E' purtroppo un male ricorrente che riguarda quasi tutte le regioni d'Italia. Ma non c'è proprio una soluzione a questo annoso problema? La risposta è sì, le soluzioni sono tante e non soltanto consentono la distruzione delle masse ma addirittura consentono di trasformare i rifiuti in energia ed in altre fonti di trazione (metano, gas, ecc.). Ci si domanda perché queste soluzioni non siano state ancora adottate in tutta Italia considerando che da più di venti anni si combatte con questo incredibile problema.
Il decreto legislativo del 5/2/97, n. 22, noto anche come decreto Ronchi, disciplina la gestione dei rifiuti, dei rifiuti pericolosi, degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggi. In particolare, l'art. 4 recita: "Ai fini di una corretta gestione dei rifiuti le autorità competenti favoriscono la riduzione dello smaltimento finale dei rifiuti attraverso: il reimpiego ed il riciclaggio; le altre forme di recupero per ottenere materia prima dai rifiuti; l'adozione di misure economiche e la determinazione di condizioni di appalto che prevedano l'impiego dei materiali recuperati dai rifiuti al fine di favorire il mercato dei materiali medesimi; l'utilizzazione principale dei rifiuti come combustibile o come altro mezzo per produrre energia".
Come si evince, il decreto sprona "le autorità competenti" ad utilizzare i rifiuti come fonte energetica con il risultato di ridurre notevolmente i volumi da smaltire e con il grande vantaggio di avere una quantità illimitata di materia destinata alla produzione di energia.
Il Rapporto rifiuti 2002 realizzato dall'Osservatorio nazionale sui rifiuti (Onr) e dall'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (Apat) dichiara che la meta principale dei rifiuti urbani è ancora la discarica (72%), mentre il recupero energetico è fermo al 10%. Il 14,4% della produzione totale (pari a circa 4,2 milioni di tonnellate) è stato raccolto in maniera differenziata. Ma per il recupero, l'Italia viaggia a due velocità: il Nord è al 24,4%, il Sud fermo al 2,4%.
Come si vede la discarica assorbe il 72% dei rifiuti, con costi incalcolabili che gravano sui bilanci familiari. Ci si domanda perché si è ancora così indietro nella soluzione di un problema che è risolvibile come è dimostrato da quel 24,4% del Nord.
Come sempre il Sud, fermo al 2,4% sconta il disinteresse di tutti i governi, le mafie e le colpe proprie.
Il decreto risale al 5 febbraio del 1997. Sette anni ed ancora dobbiamo assistere ad intere popolazioni che occupano stazioni per protesta perché non ne possono più di respirare arie mefitiche. Un problema così importante doveva e deve essere risolto al più presto; non ci possiamo fregiare di essere uno dei più importanti paesi industrializzati del mondo quando ancora si combatte con problemi di questo genere. Le soluzioni sono tante e a portata di qualunque piccolo comune: cosa si aspetta?
La NASA, in collaborazione con la Westinghouse Plasma Corp, utilizzando i rifiuti ad altissime temperature, con speciali tecnologie, ha sviluppato materiali in grado di resistere all'attrito dell'aria durante il rientro di capsule spaziali nell'atmosfera terrestre.
Noi siamo ancora al fermo dei treni per protesta.
In America un gruppo di ricercatori ha da poco realizzato un generatore di energia dal costo di poche decine di euro che trasformerà i nostri rifiuti domestici in energia elettrica riutilizzabile in casa. Con i rifiuti prodotti da una famiglia media si dovrebbe generare energia sufficiente a soddisfarne i consumi elettrici.