Non è affatto certo che Cesare Battisti torni prima o poi in Italia. La notizia che il Supremo Tribunal Federal (che ha sede nella stessa piazza di Brasilia in cui nel lato opposto c'è il palazzo presidenziale) aveva votato a favore dell'estradizione aveva suscitato una ovazione bipartisan all'interno del Parlamento italiano, fragorosa quanto prematura. Giungeva poco dopo la doccia fredda che lo stesso STF, aveva, con una seconda votazione, demandato la decisione finale al Presidente Lula. Questa seconda votazione dà ampi margini di speranza al terrorista di rimanere in Brasile.
Lula da parte sua ha manifestato la volontà di attendere le motivazioni della Corte prima di prendere una decisione, ma la pubblicazione della sentenza non avverrà presumibilmente prima del febbraio del prossimo anno. Nel suo entourage la "torcida" a favore della non estradizione è molto agguerrita, a cominciare, ovviamente, dal ministro della Giustizia Tarso Genro, che aveva a suo tempo concesso l'asilo a Battisti non tenendo conto del parere contrario (e vincolante) del CONARE, il comitato brasiliano per i Rifugiati. Genro, parlando con la stampa, ha proprio in questi giorni ribadito che "c'è una crescita preoccupante del fascismo in Italia".
Non è solo il ministro a pensare questo dell'Italia. Lasciamo da parte le dichiarazioni del difensore di Battisti, avvocato Barroso, secondo il quale il nostro Ministro della Difesa, Ignazio La Russa, avrebbe dichiarato "di essere ansioso di torturare Battisti", perché un avvocato deve fare il suo mestiere, magari però senza spararle grosse; sconcerta, però, che un autorevole membro dello staff presidenziale, in un'intervista ad un settimanale, ha paragonato il caso Battisti a quello di Olga Benario, una militante comunista che negli anni Trenta fu estradata in Germania e finì i propri giorni in un campo di sterminio.
La stragrande maggioranza dei brasiliani è però convinta che l'Italia sia uno Stato di diritto e qualcuno giunge a dire che Battisti troverebbe in Italia un livello di vita migliore di adesso, in quanto il regime carcerario è molto più blando di quello brasiliano. Molti osservatori, però, nei palazzi del potere di Brasilia, dicono che Berlusconi, nel suo incontro di pochi giorni fa con Lula, abbia trattato l'argomento in modo rapido e superficiale, così da far capire che non si tratta di una priorità nelle relazioni tra di due Paesi amici.
E, in effetti, l'affare Battisti rischia solo di esacerbare gli animi, anche se non può incrinare rapporti di amicizia che restano strettissimi. Basti pensare che milioni di brasiliani, come la stessa moglie di Lula, sono di origine italiana e che in molte cittadine del sud rappresentano la maggioranza degli abitanti. Probabilmente il Presidente avrebbe fatto volentieri a meno di dover prendere la decisione finale.
articolo pubblicato il: 22/11/2009