Molière è un esempio di altissima drammaturgia che si struttura a più livelli, ed ha nell'interpretazione dell'attore, proprio perché era Molière, la sua naturale estensione fisiologica. Il Misantropo è uno strano mito moderno, oggetto di letture freudiane e di genere imprendibile tra la farsa e la tragedia più nera. Mito per le misteriose contraddizioni che animano il protagonista e lo mantengono in uno stato di eterna irrisolvibilità. Alceste è un miracoloso miscuglio di grande altezza morale, spesso condivisibile, e un eccesso di rigidità e furia che lo colorano di ridicolo. Con lui si ride di chi soffre, e quanto più soffre il personaggio, tanto più si ride. Ma non si ride di qualcosa che non ci appartiene, al contrario in lui, nonostante la sua follia, riconosciamo noi stessi e veniamo trascinati nelle contraddizioni profonde della ragione e dell'istinto che viaggiano in mondi diversi, ma in modo così schizofrenico e assoluto, che l'identificazione s'incontra con una specie di imbarazzo. Per la sorpresa della verità che si palesa sfacciata. E così il ridere non è esplosivo, verso qualcosa di lontano, ma è dans l'ame, mentre ci guardiamo sorpresi in uno specchio. Il tutto sostenuto e innervato da una scrittura musicale. I versi alessandrini sono tradotti in versi martelliani senza rima da un gigantesco Cesare Garboli.
Per raccontare Molière bisogna suonarlo, accettarne gli eccessi, sostanziarli della verità che li ha creati, e quasi magicamente il testo stesso ci riparlerà, a noi spettatori, ma anche a noi che lo recitiamo, aprendo porte fino ad allora invisibili, dove si affaccia l'illogico, l'insondabile. E quando si toccano quegli strati, in Molière la ricchezza emotiva dilaga e tutto s'inonda di poesia, come la vita quando le contraddizioni ballano insieme allo stesso ritmo. Perdiamo i contorni della logicità e valori contrapposti e antitetici si affratellano in una suprema e più profonda verità. E lì il riso del pubblico è la colonna sonora del piangere muto del personaggio.
Paolo Zuccari
TEATRO VASCELLO
br>Via G. Carini 78 a Monteverde Vecchio (Roma)
dal 25 novembre al 6 dicembre 2009
IL MISANTROPO
di Moliére
con Paolo Giovannucci, Barbara Chiesa, Luigi Di Pietro, Dajana Roncione, Daniele Paoloni, Elodie Treccani, Paolo Zuccari, Michele Bevilacqua, Lorenzo Battisti, Marco Canuto.
Regia Paolo Zuccari
assistente alla regia Marco Canuto
orari: dal martedì al sabato alle ore 21.00 - domenica ore 18.00
articolo pubblicato il: 26/11/2009