Figura sfuggente e ambigua, nei primi quarant'anni del secolo scorso esercitò un fascino immenso, di bene e di male, sulla gioventù europea.
Nacque da padre protestante e da madre cattolica. Il puritanesimo dell'atmosfera familiare, il temperamento timido e chiuso, cattive abitudini contratte da bambino incoscientemente, influirono decisamente su tutta la vita dell'uomo e dello scrittore.
Viaggiò molto e scrisse moltissimo. Per alcuni anni aderì al comunismo, sconfessandolo poco dopo.
E' un artista che sente, intuisce e dà per universale ciò che è soltanto sua esperienza sensibile particolare.
L'adolescenza è tutta cattolica. Il credo e la morale è quella che ha ereditato dalla madre. C'è il riconoscimento delle proprie debolezze e il sincero proposito di emendarsene.
A ventisei anni sposa una cugina, che amò a metà, con l'anima, perché "più il mio amore era etereo e più era degno di lei".
Nonostante il matrimonio, il male inveterato dell'adolescenza (omosessualità) invece che risolversi si aggrava. Il suo credo morale e religioso cominciano a scricchiolare. Lui vuole liberarsi di quell'incubo, ma non ci riesce e allora comincia a pensare che è meglio non farsi scrupoli e lasciar che le cose vadano per il loro verso.
Perché privarsi delle sensazioni, perché vergognarsi dell'estasi dei nostri sensi. Anzi, Dio è tutte queste cose messe insieme.
Si sta avviandosi irresistibilmente verso il viale dell'ateismo.
Durante il periodo della prima guerra mondiale, ebbe un attimo di ripensamento.
Dinanzi ai tragici avvenimenti dell'ora, non riusciva a conciliare le esigenze della rinuncia cristiana e l'attrazione del sapore selvatico delle ghiande dolci del peccato. Non concilia affatto e sceglie le ghiande dolci del peccato.
Nel 1928 rompe ufficialmente con il cristianesimo. E comincia ad accusare i cristiani di ipocrisia.
Tolto di mezzo Cristo, va in cerca di un surrogato. Viene attratto dall'umanesimo del comunismo, ma ne esce subito per fabbricarsene uno a modo suo.
"Se dovessi formulare un credo, direi : Dio non è dietro di noi. Ha ancora da venire. Non è all'inizio che bisogna cercarlo, ma alla fine dell'evoluzione degli esseri. E' terminale e non iniziale... è dall'uomo che Dio prende forma, questo è ciò che sento e credo".
Come dire, tu uomo vai avanti, prefiggiti le tue mete e muoviti verso di esse, tutto è in movimento, Dio è la natura in movimento. Nell'uomo niente è male, i suoi istinti cosiddetti perversi sono legge della natura. Alti e basso, bestia e angelo non sono che i poli necessari d'uno stesso movimento dialettico, Se sopprimete questi poli siete insinceri e ipocriti .
Per Gide, se cerchi una ragione di vita, non devi sottometterti ad alcuna credenza, che finirà per sottometterti. Devi ribellarti per salvare il mondo. La salvezza del mondo sta "nel togliere Dio dal suo altare e sostituirvi l'Uomo".
E quale uomo ? L'uomo terra terra. Gide, che aveva iniziato la sua avventura terrestre con lo sguardo a Dio, la finisce lontano da lui :"Io resto figlio di questa terra, e credo che l'uomo, chiunque egli sia, anche se corrotto, debba giocare le carte che ha... Accetto di andare incontro alla morte solitario. Ho goduto dei beni della terra".
Riepilogando :
in Gide lo spirito nobile tenta di asservire la carne ribelle. Gli sforzi riescono vani. Non ce la fa. Si autoconvince, pertanto, che ogni e qualsiasi sensazione è di per sé dolce e bella più dello scialbo pensiero e dell'inconcludente fede.
Oggi non ha più alcun seguito. Qualcosa, però, di quelle idee peregrine va ancora vagabondando in questi nostri tempi.