JEAN PAUL SARTRE
(Parigi 1905 - 1980)
Se avete sentito parlare di esistenzialismo, J.P Sartre fu uno dei pionieri del movimento.
Il suo esistenzialismo è stato fra i più disarmanti e pessimisti. A conti fatti, esso porta alla "nausea", al disgusto di sé, degli altri e del mondo. Un mondo plumbeo, asfissiante, senza lume ed àncora di salvezza.
Ciò è per lo più la naturale proiezione ideologica della vita grigia dell'autore e di tutta un'età di annoiati.
Nasce in una famiglia piccolo-borghese. Perde a pochi mesi il padre e la madre si risposa. Entra in contatto con l'esistenzialismo tedesco. Professore di filosofia in vari licei, si stabilisce a Parigi e pubblica le opere che lo hanno fatto conoscere agli intellettuali. La seconda guerra mondiale, fu fatto prigioniero dai tedeschi ma poi venne liberato, sicuramente ha contributo a far elaborare quel pensiero funesto e agghiacciante.
Se vi date uno sguardo attorno, insegna Sartre, ci accorgiamo di essere come cose disperse fra cose disperse. Perché ? Boh! E chi può dirlo? Nessuno lo sa.
Siamo dei vuoti che cercano di riempirsi di un qualcosa che sta fuori di noi.
Cosa e coscienza sono un tutt'uno. Anzi la coscienza è non essere. La persona cosciente non è un essere ma è un qualcosa che tende continuamente e indefinitamente ad assimilare l'essere.
Non è essenza, ma va in cerca della sua essenza in un superamento che mai tocca né toccherà la sua meta di perfezione, senza cessare di essere quello che è.
Come dire : tu vuoi raggiungere un obiettivo, è difficile che lo raggiunga, ma se ti ci avvicini finisci di essere quello che sei, e dovrai ricominciare da capo, cosi incessantemente e all'infinito. E' un circolo vizioso che si snoda drammaticamente e si ripete perennemente.
Il pensiero sartriano scaturisce da una premessa dogmatica : la coscienza non è e le cose sono.
Ma, ci chiediamo, se la coscienza non è, come fa poi ad operare ? E come fanno le cose, che pur sono, ad esistere in lei e per lei che è nulla ?
Se la coscienza dell'uomo è nulla, non dovrebbe essere altrettanto nulla la coscienza di Sartre che, quindi avrebbe messo su un'architettura filosofica fondata sul nulla ?
O è nulla la nostra coscienza e la sua fa eccezione ?
Sartre ha inteso la libertà come capriccio cieco ed impulsivo di passioni selvagge , sfrenate e imbattibili : orgoglio, gelosia, sensualità, ecc. Tutt'altra cosa dalla libertà ragionevole ed illuminata dell'uomo che sa controllarsi e controllare.
Gli altri, per Sartre, sono "l'inferno per noi". Noi diciamo: se gli altri sono gli stracci puteolenti di umanità che lui ha descritto forse ha ragione, ma, vivaiddio, non tutti per fortuna sono così, e la compagnia degli altri è una dolce esigenza per l'uomo, "animale socievole".
A parte, dunque, un fondo di verità e di acute analisi psicologiche, Sartre ci ha consegnato un'eredità che, contrariamente a quanto egli ha creduto, è tutt'altro che umanesimo.