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televisione
quarantaquattro e non li dimostra
di Luigi Dicuonzo

"Quarantaquattro...e non li dimostra!" E' il solito complimento di circostanza, soprattutto in riferimento agli analoghi "Cinquanta e...non li dimostra!" ( di anni, s'intende) di mamma TV che nutre, quotidianamente, ventiquattrore su ventiquattro, teledipendenti, oculati osservatori, avventori occasionali, single e accoppiati, famiglie ordinarie, mediamente normali o brutalmente separate in casa, bambini parcheggiati, adulti esaltati, stanchi, affaticati, depressi o borderline, alla ricerca di pretesti occasionali per rumorosi scambi di personali opinioni e di critici apprezzamenti, da una parte, o di confortevoli rifugi a consolazione della propria incomunicabilità, dall'altra.

Eppure, è vero, cinquant'anni sono passati e, in tanti si affaticano a... spegnere candeline sulla torta, con patetico sfondo di foto personali o di gruppo, a celebrare con sussiego e autocompiacimento di quel vecchio, trito e ritrito, luogo comune del tutto nostrano "c'ero anch'io", un anniversario di tutto rispetto, sia per la sua lunga durata che per la sua portata di effettiva significanza. Personaggi di casa, s'intende, che, spesso, non hanno affatto bisogno di lifting o di complicati restauri per essere sempre uguali a sé stessi. Personaggi senza tempo, fortemente globalizzati in un continuo ed eterno presente. Si fa fatica a collocarli nel passato perché, vissuti in un perpetuo, duraturo e scontato successo, ostacolano, di per sé, la complicata attività del dipanare i fili della memoria.

Che non è cosa facile! Anzi! La memoria è il luogo della Storia, capace di declinare il passato per progettare il futuro. La memoria sfugge alle valutazioni di massa, alle esplosioni di simpatia, ai cortocircuiti del consenso, ai linguaggi accattivanti, ai suffragi per alzata di mano. La memoria ama più il giuoco che non il mito, valorizza ogni angolo recondito di conservazione di fatti e accadimenti, fasti e nefasti, sistematizzandoli nel suo scrigno di ricordi che fanno, degli uomini, uomini.

Delle persone, persone... anche quando il gioco si incattivisce e, qualcuno, si arroga il diritto di poter ridurre le Persone a "Non persone". E' già successo, nel corso della storia del Novecento, nella civilissima Europa, nel cuore della coltissima Germania, nel giardino della cattolicissima Italia. Per anni e anni, il più crostaceo silenzio, il più irresponsabile stendere un velo pietoso su fatti convergentemente accertati nella loro disumana brutalità e una programmata denigrazione per quanti hanno osato parlare, informare, pubblicizzare, ricordare, analizzare, chiedere un solo attimo di ascolto più per far conoscere che non per elemosinare acritiche ed emotive condivisioni.

Quarantaquattr'anni non li dimostra, l'Oscar TV, Premio Regia Televisiva, ideato da Daniele Piombi, Patron da sempre della manifestazione sanremese che premia i migliori programmi e personaggi della passata stagione televisiva, in virtù di due principi fondamentali rispettabilissimi: l'esclusione dalla premiazione delle trasmissioni già premiate negli anni scorsi e l'attenzione che la giuria pone alle novità. Già, la giuria. Qui la l'elevatissima statura morale dell'inossidabile Piombi che, da autentico ideatore e Patron di una manifestazione longeva, non dimenticando di essere sempre stato un professionista serio, attento e responsabile dello spettacolo, sa sottrarsi alla tentazione di un presenzialismo vacuo, inutile e improduttivo che, spesso, incatena i più sprovveduti inseguitori di effimeri successi. Non chiedetevi, come ha fatto per gioco nell'intera serata all'Ariston Paolo Conti accanto alla bellissima Manuela Arcuri, quanti anni ha Daniele, attribuendogliene cinquantotto, al momento del varo dell'Oscar TV, quarantaquattro anni fa. Daniele è un personaggio sempre nuovo, "novus" alla latina, "ultimo" se volete che affida ad una Giuria (Gigi Vesigna, presidente, Marco Baldini, Daria Bignardi, Antonella Boralevi, Antonio Bozzo, Marida Caterini, Fabrizio Cerqua, Vito Molinari, Francesco Specchia, Mario Volanti, Stefano Zecchi, componenti), che lui chiama Accademia, la più piena ed ampia autonomia di giudizio pretendendo solo la massima attenzione a privilegiare la novità. E, la novità, la Giuria l'ha ravvisata nella memoria se è vero come è vero che, assolto il rito della premiazione delle dieci trasmissioni televisive più meritevoli, il premio per la fiction è stato assegnato a Beppe Fiorello per l'interpretazione di Salvo D'Acquisto, "un uomo fuori dal comune... ma figlio del suo tempo... restituendogli uno spessore umano... nel momento che offre ad un gelido ufficiale tedesco la sua vita per salvare quelle di ventidue ostaggi". E' la novità della centralità della memoria nella cultura del nostro Paese, avviata con la legge del 31 Luglio 2000, la numero 177 che impone la celebrazione della Giornata della memoria al 27 Gennaio di ogni anno. Ha rassicurato la Giuria ad assegnare, all'unanimità, il premio speciale a Roberto Olla perla regia del documentario AUSCHWITZ E LA CIOCCOLATA. Olla, a dire il vero, non è nuovo a questo tipo di documentario storico. Viene da lontano dal momento che lavora in Rai dal 1978. Ha al suo attivo film documentari quali "Combat Film", "Alleati", "Matrimoni", "Le Non persone", "Ancora ciliegie, zio SS" e i più recenti "La rivolta dell'anima", "L'otto Settembre italiano", "Vietnam", congiuntamente a servizi storici per il TG/1.

Quei lunghi minuti di applausi per SHLOMO VENEZIA, ultimo superstite del Sonderkommado di Auschwitz, per IDA MACHERIA, triestina protagonista del documentario premiato, per PIERO TERRACINA, verace romano di una cultura di ghetto, per VERA SALAMON, testimoni tutti preziosissimi per una salda ricostruzione della memoria che valga ad esorcizzarci da possibili e ripetuti agguati alla libertà e alla dignità di Persone, sempre presenti dietro ogni angolo, ai quali, giustamente, Roberto, nella sua altissima dignità di storico - ricostruttore delle verità più autentiche dei danni, dei drammi e delle esaltazioni civili e culturali che gli uomini compiono, ha voluto dedicare la statuetta - premio, opera dello scultore Riverso, hanno fatto giustizia ad una memoria privata promuovendola, finalmente, a memoria pubblica e condivisa. Tanto ha potuto un Oscar TV, alla sua quarantaquattresima edizione, in quello stesso Ariston, tempio di celebrazioni rituali di successi canori e musicali, se la Giuria, pardon, l'Accademia dei giurati, ha consentito, ad un emozionatissimo Patron Daniele Piombi, di poter ricordare che, solo sessant'anni fa, Shlomo, Ida, Vera e Piero, non erano più Persone ma, semplicemente, pezzi contrassegnati da un numero impresso a fuoco sul loro braccio.

Indelebile, quel numero, rigenerato da una memoria che, oggi, per gioco, compie il miracolo di onorare, celebrare, festeggiare Shlomo e Piero, Ida e Vera.

Quarantaquattro anni e non li dimostra!, quest'Oscar TV che ha saputo cogliere a volo la novità di una Memoria antica, perenne e indelebile, molto di più di quel numero a fuoco che brucia sulla pelle, non più giovane, di Ida, di Vera, di Shlomo e di Piero.

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