ACCADEMIA RAFFAELLO - URBINO
GUERRINO TRAMONTI
Ceramiche in terra d'Urbino, 1930-1970
Urbino, Casa natale di Raffaello - Bottega Giovanni Santi
2 - 30 settembre 2010
a cura di Gian Carlo Bojani
Urbino rende omaggio al maestro della ceramica Guerrino Tramonti (Faenza 1915-1992), con una importante
mostra retrospettiva presso la Casa natale di Raffaello. Un luogo che rappresenta l'eccellenza dell'arte tout-court,
dove l'artista avrebbe certamente avuto piacere di esporre da vivo.
Dopo il successo della manifestazione tenutasi lo scorso anno al Museo di Palazzo Venezia a Roma, la mostra
"Guerrino Tramonti. Ceramiche in terra d'Urbino, 1930-1970", allestita dal 2 al 30 settembre 2010 nelle
prestigiose sale espositive della Bottega di Giovanni Santi, testimonia un grande e ulteriore riconoscimento per
Tramonti, ceramista, scultore e pittore fra i più affermati in Italia nel XX secolo.
Promossa dall'Accademia Raffaello in Urbino in collaborazione con la Fondazione Guerrino Tramonti in
Faenza, che dopo la scomparsa dell'artista ne tutela e custodisce le opere, l'esposizione a cura di Gian Carlo
Bojani mette in risalto il periodo più fecondo dell'attività del maestro, tra gli anni Trenta e Sessanta. Un
quarantennio caratterizzato da una produzione inesauribile e impetuosa, nota per le sue inconfondibili atmosfere
decorative, nell'ambito della quale sono stati riuniti più di sessanta capolavori, tra sculture in terrecotta e
ceramiche, in particolare maioliche e grès porcellanato.
Il corpus centrale dell'esposizione è inoltre arricchito da alcuni tra i suoi numerosi dipinti, per una indicazione
di confronto con il segno pittorico, che sarà invece interesse prevalente dell'artista negli anni successivi al 1970.
Guerrino Tramonti è artefice di qualità fin dagli anni giovanili; esce dalla Regia Scuola di Ceramica di Faenza,
dove impara a conoscere i colori dal maestro faentino Anselmo Bucci, e dove lo scultore Domenico Rambelli, tra
gli insegnati, diventa punto di riferimento per il suo futuro artistico. Inizia ad esporre dall'età di quindici anni e, già
vincitore di numerosi premi d'arte, approda negli ambienti artistico-culturali della capitale negli anni Quaranta. Fino
agli anni Cinquanta, rimane sodale dell'ambiente romano più qualificato, con personalità come Libero De Libero,
Leonardo Sinisgalli, il principe Massimo, e l'editore d'arte De Luca che nel 1956 pubblica la sua monografia, nella
collana "Artisti d'oggi".
Dopo i primi studi scolastici, Tramonti ha sempre condotto la sua ricerca creativa da autodidatta, fuori dai canoni
accademici, allargando i suoi orizzonti alla scultura e alla pittura, in linea con il clima di "sintesi delle arti"
dell'epoca. Ed è per altro nota l'assidua frequentazione di artisti come Arturo Martini, conosciuto in Liguria nel
1938 - quando lavora presso la manifattura "La Casa d'Arte Agnino & Barile" di Albisola - , Filippo de Pisis a
Venezia, dove vive dal 1944 al 1947, e Franco Gentilini, amico d'infanzia a Faenza e poi rincontrato a Roma.
Tramonti si dedica alacremente e instancabilmente al suo lavoro per tutta la vita e raggiunge una compiutezza
espressiva assolutamente unica e personale che, apprezzata da subito dalla critica e consacrata dall'interminabile
quantità di mostre e rassegne collettive e personali, gode a tutt'oggi di fama internazionale.
Il percorso della mostra in terra di Urbino, propone le opere più rappresentative dei quattro periodi fondamentali
della carriera artistica di Guerrino Tramonti, suddivise nelle sale espositive della Bottega Giovanni Santi nella
Casa di Raffaello.
Il primo periodo è quello delle opere a tutto tondo, risalente agli anni Trenta e Quaranta, sotto l'influenza di Arturo
Martini e nel clima novecentesco della ripresa archeologizzante, soprattutto d'impronta etrusca, come dimostrano
il bronzo Cantilena (1940-44) e significative sculture in terracotta smaltata e dipinta.
Il secondo periodo, risalente al secondo dopoguerra, si manifesta invece nel duplice aspetto di rivestimenti a
lustro - in cui a Faenza c'era il grande exploit di maestri come Pietro Melandri e Riccardo Gatti - e nella creazione
di maioliche a grossi spessori di smalti, con decorazioni e forme di gusto "primitivo", sull'esempio del maestro
Guido Gambone, esaltato da Tramonti come il massimo ceramista del XX secolo.
Si trovano qui esposti i bellissimi vassoi, definiti dalla critica "antichissimi e moderni allo stesso tempo", che
Tramonti realizza con semplici colori - azzurro, giallo, rosso, bianco - e sempre in stretto legame con le ragioni
naturali per cui l'arte della ceramica è nata. I suoi piatti e vassoi si possono attaccare ai muri, ma si possono
tranquillamente impiegare per l'uso domestico o tenere sul tavolo fra i libri, riconducendoli così al loro uso
originario. In questa sala si possono inoltre ammirare due opere rarissime: due ciotole in terracotta decorata a
firma dell'amico Franco Gentilini, eseguite dalla bottega Tramonti.
La terza fase del percorso artistico di Tramonti è legata alla sperimentazione da lui avviata alla Scuola d'Arte
Francesco Antonio Grue di Castelli, nei primi anni Cinquanta, con una nuova figurazione sulla linea dalle
iconografie del Neocubismo, Astrattismo e Primitivismo. Ricerca che porta alla realizzazione presso la scuola di un
soffitto composto da 356 tavelle maiolicate con decorazioni policrome. Opera presentata e premiata alla Decima
Triennale di Milano nel 1954, che costituisce la versione contemporanea della cosiddetta "Sistina della ceramica",
il seicentesco soffitto maiolicato della Chiesa di San Donato di Castelli d'Abruzzo.
Questo periodo è rappresentato in mostra dai grandi dischi decorativi, invetriati con craquelures, tra cui spiccano
la bella Donna con pera (1969-76) e geometriche nature morte. Come sostiene il curatore Bojani: "Sono
ceramiche ove si ripresentano quei richiami dell'arcaismo mediato collegatisi stavolta anche alle semplificazioni
compositive di un Pablo Picasso, e in un'ottica di riduzione post-cubista rivolta all'alto "decorativismo" di un Gorge
Braque. Ma in questa mimesi primitivista dai suddetti maestri, Tramonti ben presto fa confluire l'arcaismo della
pittura medioevale catalana, da un viaggio epifanico che in quegli anni compiva in Barcellona assieme a Franco
Gentilini. Di allora - ad iniziare dal 1953 - è l'ideazione delle prime grandi forme circolari (...) con l'annullamento di
ogni suggestione prospettica e quegli espressionisti tocchi di rosso alle guance, assieme - e qui è una soluzione
della tecnica che trasmuta in linguaggio estetico - a quella grossa invetriatura cavillata che fa assumere alla
ceramica inedite valenze illusionistiche come figure galleggianti in un acquario, con suggestioni da mosaici
bizantini, da vetrate gotiche, da smalti "cloisonnés".
In ultimo, vediamo esposte le raffinate ceramiche che richiamano l'arte orientale di Cina, Corea e Giappone, ma
che venivano rivissute con il purismo formale del design molto in voga fra gli anni Sessanta e Settanta in Europa.
Un'essenzialità che ha portato Tramonti a scegliere il grès, materia orientale i cui risultati non dipendono soltanto
dalla cottura ad elevata temperatura, ma anche dall'impasto. Definito "porcellana tenera" il Grès si presta al felice
connubio di forma e colore. "Quando faccio una forma - dice l'artista - io penso a una scultura". Sono opere
costruite tutte in blocco e per ogni forma sono scelti gli smalti adatti: i veri colori del grès ovvero il bianco, il bruno
piombo (detto nero), il bleu, il verde e la gamma dei cinesi.
Nel soppalco che affaccia sulla seconda sala del percorso espositivo, si trovano allestiti, a corredo, alcuni dei
dipinti a cui Tramonti si dedica dagli anni Settanta in avanti. Dopo gli innumerevoli successi ottenuti con le arti del
fuoco, l'artista decide infatti di abbandonare la ceramica, in particolare le tecniche ad alta temperatura, perché
riteneva "di non poter andare oltre a quello che avev(a) raggiunto". Le composizioni pittoriche sono da ammirare
accostate alla sua produzione di ceramista poiché in esse ritornano le sue più celebri iconografie, tra "arcaismi",
elementi di post-cubismo e surrealismo, oltre a rapporti cromatici e forme plastiche ispirati a Fernand Leger, che
egli aveva ammirato in Costa Azzurra.
La mostra riassume dunque al meglio l'interpretazione materica e policroma di Guerrino Tramonti che si
impone sempre con forza, mostrando una personalità espressiva decisa a superare il passato e a
rappresentare la contemporaneità con una impronta mediterranea graffiante e raffinata più che mai
attuale.
Così scriveva l'amico Enzo Tortora in occasione della mostra alla Galleria Mariani di Ravenna nel 1974: "Tramonti
ha trovato una sua sigla inconfondibile, dopo una ricerca accanita: poche volte m'è capitato in sorte di assistere,
da "dietro le quinte" al travaglio di un'opera di pittura. Ora che lo conosco, fiuterei i suoi quadri tra mille: c'è dentro
fino al collo. I suoi gatti, le sue nuvole, le sue forme che s'alzano in un volo nuovo, liberatorio: aquiloni che si
portano dietro anni ed anni d'esperienze vissute fino alla crudeltà con se stesso. Come quella, estrema, di firmare
"Tramonti" il lavoro di un pittore che "sorge". O che risorge, se volete. Ma che, comunque, durerà".
Catalogo a cura di Gian Carlo Bojani con un testo critico di Anna Cerboni Baiardi, docente all'Istituto di Storia
dell'Arte dell'Università Statale di Urbino.
articolo pubblicato il: 02/09/2010