Un articolo di Juan Carlos de la Cal, apparso sul quotidiano madrileno El Mundo, e' stato rilanciato da numerosi siti spagnoli e sudamericani. L'importanza dell'articolo risiede nell'aver ritrovato, grazie alle ricerhe del viceconsole onorario spagnolo in Benin, Roberto Llorens, notevoli tracce di ispanita' in localita' e popolazioni africane mai toccate dalla colonizzazione spagnola.
Non e' difficile incontrare in Benin persone di razza indubbiamente africana che di cognome fanno Esteve, Aguilar, Bandera, Sastre... cosi' come vengono tramandati in famiglie che non conoscono lo spagnolo nomi tipici come Salustiano. Sempre in Benin si incontrano decine di localita' con toponimi spagnoli, come Tampobre, Tio, Mahon, Nata...
Tracce ispaniche si incontrano anche in altri Paesi, come il Burkina Faso e il Mali. Nella citta' di Timbuctu' almeno diecimila famiglie usano ancora contare in spagnolo e utilizzano nei loro discorsi alcune parole spagnole, talvolta cadute in disuso da anni nello spagnolo moderno.
La storia afferma che nel 1590 un esercito di granadini espulsi dalla Spagna attraverso' il deserto per rifondare Al Andalus sulle rive del Niger. Battaglie e soprattutto malattie come la malaria ridussero ad un terzo i settemila combattenti, i quali comunque vinsero il 13 marzo 1591 un'importante battaglia presso il Niger contro un nemico dieci volte superiore per numero (ma terrorizzato dal frastuono degli archibugi).
Gli Arma, come furono chiamati i discendenti dei soldati sposatisi con donne africane (dal grido di guerra al arma), governarono vaste zone del Mali fino al 1737, quando furono sconfitti dai tuareg. Ancora oggi esiste una tribu' con questo nome.
A meta' del 1600 altri moriscos provenienti da altre province spagnole avevano seguito le orme dei granadini, spingendosi fino al Benin, guidati da schiavi mandingo giunti in terra iberica su navi negriere e successivamente liberati per essere espulsi insieme ai moriscos.
Altre fonti affermano che gli spagnoli giunsero in Africa molto prima, esattamente nel 1323, quando duemila pellegrini di ritorno dalla Mecca, stanchi di un viaggio che durava da due anni, decisero di fermarsi e scesero il Niger fino alla foce.
Anche se ad ondate successive, la presenza di musulmani spagnoli lungo il fiume africano e' stata notevole. Adesso molti africani che non conservano nel corpo traccia dell'eredita' genetica dei loro antenati (molti di quelli avevano i capelli biondi e gli occhi azzurri dei visigoti convertiti all'Islam) stanno riscoprendo e valorizzando le proprie radici europee.