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teatro
"Pilade"

al Teatro Vascello di Roma


Direttore artistico Manuela Kustermann Stagione Teatrale 2010-2011 sala Giancarlo Nanni

dal 7 al 24 ottobre

PILADE da Pier Paolo Pasolini con Antonio Piovanelli, Manuela Kustermann, Oreste Braghieri, Salvatore Porcu. scene e costumi Lino Frongia regia Bruno Venturi produzione TSI La Fabbrica dell'Attore e La Nuova Complesso Camerata

NOTA DI REGIA "(...) In contraddizione con quanto dicevo prima, potrei dire che la rivoluzione neocapitalistica si pone come competitrice con le forze del mondo che vanno a sinistra. In un certo modo va esso stesso a sinistra. E, fatto strano, andando (a suo modo) a sinistra tende a inglobare tutto ciò che va a sinistra. (...) Io spero naturalmente che nella competizione che ho detto, non vinca il neocapitalismo: ma vincano i poveri. Perché io sono un uomo antico, che ha letto i classici, che ha raccolto l'uva nella vigna, che ha contemplato il sorgere o il calare del sole sui campi, tra i vecchi, fedeli nitriti, tra i santi belati; che è poi vissuto in piccole città dalla stupenda forma impressa dalle età artigianali, in cui anche un casolare o un muricciolo sono opere d'arte, e bastano un fiumicello o una collina per dividere due stili e creare due mondi. (Non so quindi cosa farmene di un mondo unificato dal neocapitalismo, ossia da un internazionalismo creato, con la violenza, dalla necessità della produzione e del consumo)." (P.P.Pasolini, da Questo è il mio testamento, intervista a cura di P.Dragadze)

Quest'opera nasce non solo dalla volontà di lavorare su quella che a mio avviso è la più importante delle tragedie di Pasolini., ma su un terreno, su un campo d'erba, in cui ci ritrovammo nel suo nome. Conoscemmo Giancarlo e Manuela, nel 1996, grazie al nostro La nuova gioventù, lavoro che, partendo dall' ultima raccolta poetica di Pasolini, aveva dato inizio all'avventura de La nuova Complesso Camerata (1991). Pochi anni dopo, vidi il Passione Pasolini di Antonio Piovanelli, e mi sembrò di risentire quella voce. Oreste (Braghieri) era ed è con me fin dagli inizi, così come Enzo Toto, trait d'union tra Complesso e La Fabbrica dell'attore. Salvatore viene dall'esperienza pedagogica che ancora nel nome di Pasolini, da vent'anni conduciamo in Sardegna, la terra che abbiamo voluto teatro ideale al nostro pensiero, alla nostra passione.

Pilade nasce da una nostra volontà lunga una strada, e da quella di Giancarlo Nanni, di Antonio, Manuela. Davanti a noi le pagine del Manifesto per un teatro di parola, e le differenti versioni del Pilade, manifesto politico e poetico, scritto e riscritto, negli anni che separarono Pasolini dalla sua morte. Davanti avevamo le pagine che precedettero tutto quel 1966, e davanti, ancora, le pagine che ne seguirono. Pilade ci è apparso da sempre come un punto nodale, una chiave di volta di quell'enorme produzione. Abbiamo dato a questo lavoro i tempi della costruzione di un'amicizia che volevamo vitale. Così come ci sembrava vitale e possibile attraversare la produzione pittorica e poetica di Lino Frongia; il ritrovare Alessandro Lai -costumista (ma in questo caso, grazie all'amicizia, interprete dei costumi disegnati da Lino) che con me debuttò alla mia prima regia (e che ora ritroviamo per altri cieli e altre terre). La pittura di Frongia, rappresentava per noi un'altra metafisica, un 'oltre' la metafisica, la physis, che avrebbe potuto virare il nostro pensiero su altri colori, su altre dimensioni -fossero state anche solo il sapore di un fondale, un muro aggettante, il vestiario, una nuova idea di postura, di luce. E poi, Frongia, è sardo: un modo d'intendere una Grecia che noi da là, di là del mare, abbiamo pensato d'aver conosciuto, forse persi o dispersi nel mito di quella terra antica e anzena (straniera).

Cosa sarà per noi questo Pilade? Si è molto lavorato sulla riduzione del testo, per portarlo alla sua essenza - tenendo conto delle scritture e riscritture compiute dalla stesso Pasolini. I personaggi, invece, sono stati ridotti con la volontà di riportare questo 'rito culturale', ad una maggior realtà. Ho lasciato ad altre esperienze l'idea di un teatro di regia. Per me la regia è sempre stata, semplicemente, la cura, con in più l'onestà (culturale) e la passione -la nostra formazione ci ha sempre portato ad altre terre. Ci interessavano gli incontri -con un ragazzo, un grande attore, una grande attrice, e un fratello scrittore, musicista, poeta. E ci interessavano, ancora, questi incontri di corpi, di singolarità, in un costante e reciproco rapporto pedagogico -ecco perché quattro stili recitativi diversi, e quattro cadenze, quattro varianti locali della stessa lingua. Siamo entrati su Pilade in punta di piedi. Mi accingo a dar svolgimento ad una 'regia lirica', a compiere, cioè, la 'messa in scena' di un'opera lirica e duramente 'politica', nel completo rispetto di essa. Fino a ieri è stato il sogno, cioè, lo studio. Da oggi siamo a Voi. Bruno Venturi

articolo pubblicato il: 28/09/2010

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