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cronache
italiana morta a Luanda per il virus Marburg

E’ salito a oltre cento (ma la cifra e’ destinata purtroppo a salire) il numero delle persone morte in Angola per il focolaio di febbre Marburg.

Una delle vittime e’ la pediatra italiana Maria Bonino, deceduta in una clinica della capitale. La Bonino cooperava con l’ONU e lavorava da due anni nella provincia di Uige, nel Nord dell’Angola, epicentro dell’epidemia causata dal raro virus Marburg, come ha dichiarato ufficialmente il viceministro della Salute angolano, Joseph van Dunem.

Il morbo di Marburg, una forma grave di febbre emorragica della stessa famiglia di Ebola, identificato per la prima volta nel 1967, e’ originario dell’Africa e colpisce tanto gli esseri umani quanto i primati. I sintomi della contaminazione dal virus sono febbre alta, dolore di testa, nausea, vomito e diarrea sanguinolenta. La maggior parte delle vittime e’ costituita da bambini con meno di cinque anni di eta’.

Il vice ministro ha affermato che il virus e’ stato isolato in dodici campioni inviati al Centro di Controllo della Malattie degli Stati Uniti.

Descritta come molto virulenta e contagiosa, la febbre emorragica si trasmette tramite umori corporali e minaccia di espandersi nel Paese. Il periodo di incubazione e’ di ventun giorni.

La battaglia delle autorita’ angolane contro il virus e’ resa ancor piu’ difficile dal fatto che la guerra civile ha praticamente distrutto le strutture sanitarie. Il tasso di mortalita’ e’ di circa il trenta per cento nei migliori ospedali, ma nei piccoli ospedali periferici il tasso sale a livelli ancora piu’ alti. Per questo sono stati prontamente richiesti aiuti alle organizzazioni internazionali del settore.

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