Da quattro anni il satellite ERS (Earth Remote Sensing) dell'ESA, l'agenzia spaziale europea, contribuisce allo studio delle gigantesce onde alte trenta metri che colpiscono, navi, porti e piattaforme petrolifere alla velocita' di 750 chilometri all'ora.
Sembrera' strano, ma, fino alla pubblicazione dei primi risultati della ricerca europea, c'era chi metteva in dubbio l'esistenza stessa di queste onde, attribuendole a leggende di marinai, soprattutto giapponesi,mentre altri le ritenevano un fenomeno molto raro, da attribuirsi esclusivamente a terremoti sottomarini.
I risultati della ricerca, che serviranno a riprogettare navi e porti per renderli piu' sicuri, hanno invece dimostrato che i tsunami sono molto frequenti, piu' di una dozzina al mese di altezza superiore ai 25 metri.
La parola tsunami in giapponese significa "onda del porto", perche' l'onda non si avverte in alto mare, ma solo in vicinanza della costa. Il fenomeno si forma in zone dove correnti e vortici danno energia all'onda, che all'inizio e' lunghissima ed alta solo un metro, per cui si confonde con le altre e non viene avvertita in mare aperto. A differenza delle onde normali, il tsunami tocca il fondo marino, per cui, a 750 chilometri all'ora, l'onda si accorcia notevolmente, crescendo all'improvviso in altezza.
La ricerca si propone di cercare di prevedere gli tsunami attraverso strumentazioni adeguate.