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cronache
il talent scout di Gianfranco Fini
di Manlio Morandi

Nessuno o almeno pochi parlano più di Giorgio Almirante, da tutti riconosciuto come splendido oratore. Ha passato tutta la vita all'opposizione, emarginato da tutte le altre forze politiche, senza mai cercare compromessi. Pur non condividendo le sue idee ho ascoltato molti suoi comizi, con giovani ed anziani che convenivano agli ormai tradizionali incontri di piazza, orgogliosi di appartenere ad una schiera di italiani che volevano comunque partecipare alla vita politica italiana. Forse i tempi non erano maturi, forse il partito comunista era ancora troppo forte e legato indissolubilmente alla Russia per permettere a due milioni di italiani di poter contare nel contesto politico. Almirante, sostenuto da tanti voti di missini e visto con simpatia da tanti italiani, è riuscito a portare in porto un partito che per logica democratica non avrebbe avuto ragion d'essere. A guerra appena finita far rialzare la testa agli sconfitti è stato un atto di vera incoscienza o di vero coraggio. I fatti gli hanno dato ragione ed il suo partito è sopravvissuto al comunismo che si è sciolto come neve al sole.

Si è battuto perché a prendere la guida del partito fosse il suo "delfino" Gianfranco Fini, trentacinquenne cresciuto nel movimento giovanile del MSI, proponendo agli italiani un uomo che non avesse anagraficamente legami con il passato, prevedendo per il futuro del partito un profondo rinnovamento con una classe dirigente giovane.

Comunque la si pensi bisogna riconoscere ad Almirante una lungimiranza politica non comune. Chi avrebbe mai pensato che i suoi eredi sarebbero andati al governo e che addirittura il suo "delfino" sarebbe diventato vice presidente del consiglio?

Muore a Roma il 22 maggio 1988 e il 24 maggio ai funerali in piazza Navona nella chiesa di Sant'Agnese in Agone Fini ricordò il suo predecessore e maestro come "un grande italiano e leader della generazione che non si è arresa".

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