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arte e mostre
nel segno della Sfinge
di Michele De Luca

Sull'opera di Carmelo Zotti, in particolare dagli anni Settanta ad oggi, si è accumulata una considerevole letteratura critica ed una ricca serie di importanti eventi espositivi (ricordiamo, tra i più recenti, la mostra al Museo Bargellini di Pieve di Cento, che lo vedeva "a confronto" con Ennio Finzi), tanto da poter ritenere l'artista veneto, la cui produzione è tuttora caratterizzata da grande fervore creativo, criticamente e storicamente definito nella sua personalità artistica, definita da uno stile inconfondibile e da un universo tematico e poetico di indubbia originalità, alimentato da un forte spessore culturale e da una sensibilissima interpretazione della storia dell'arte; Zotti è un uomo immerso sicuramente nella realtà proprio tempo, che ama però rappresentare per interposti codici e modelli visivi, attraverso il cristallo di una "cultura" che il pittore ha assimilato nel corso delle sue appassionate escursioni nella storia dell'arte e delle sue frequentazioni artistiche.

Dal lungo percorso artistico di Zotti si evince che egli si muove assai agevolmente nella intrigante e complessa mappa del mondo antico, storico e mitico, dalle cui fonti letterarie ed artistiche ha saputo trarre (e reinventare) una estrema quantità di temi e di stilemi, che si concretizzano cromaticamente sulla tela, che diventa "luogo" di citazioni e rimandi culturali. Nei suoi quadri Zotti ha sempre riversato i reperti visivi e gli echi etnografici colti nei suoi viaggi (materiali e non) nelle culture di paesi remoti e diversi, nonché le infinite reminiscenze iconografiche che trovano una nuova, inimmaginabile vita in un gioco accattivante di contaminazione e di seduttiva ambiguità.

A fornire una nuova e qualificata possibilità di incontro con la figura e l'opera di Zotti, nella speciale occasione del suo settantesimo compleanno, è la grande mostra antologica a lui dedicata presso la Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea "Raffaele De Grada" di San Gimignano, la Città d'Arte proclamata patrimonio mondiale culturale e naturale dall'UNESCO, intitolata Nel segno della Sfinge. Opere 1958-2003, che presenta cinquanta grandi dipinti, datati dal 1958 al 2003, nei quali compiutamente si manifesta il mondo visionario di questo artista che ha messo in scena angeli, sfingi, chimere, demoni e altre figure e luoghi dell'immaginario per raccontare, sullo sfondo del mito, momenti e vicende in cui si riconosce lo spirito del nostro tempo.

Promossa e organizzata dal Comune di San Gimignano, l'esposizione è patrocinata dalla Provincia di Siena e sponsorizzata dalla Euromobil, il gruppo industriale che già da tempo ha associato i propri marchi a mostre ed eventi culturali di rilievo nazionale.Il critico d'arte Nicola Micieli, curatore della mostra e del catalogo, pubblicato dalle Edizioni Bora di Bologna, ha articolato il percorso espositivo in due sezioni. La prima ricapitola il percorso di Carmelo Zotti dagli anni Cinquanta alla metà degli Ottanta, attraverso una scelta di opere capitali che enucleano le esperienze formative compiute a Venezia in ambito informale, quindi il graduale recupero della figurazione simbolica nella quale cominciano a delinearsi ambienti e figure in cui le dimensioni del mito e della quotidianità si sovrappongono e si fondono.

La seconda sezione mette a fuoco il lavoro attuale dell'artista con una serie di grandi tele a olio e carte a tecnica mista nelle quali l'immagine si configura come un vero e proprio teatro ove in un paesaggio irreale, spesso dominato da piramidi, torri e altre strutture architettoniche che rimandano a un mondo arcaico, si compiono apparizioni di personaggi leggendari che recano il carico degli umori, dei sentimenti, dei sogni propri agli uomini e alle culture di ogni luogo e tempo.

Zotti nasce a Trieste nel 1933 da padre istriano e madre cipriota. Trascorsa l'infanzia nella città natale e successivamente a Napoli, si trasferisce a Venezia dove, allievo di Bruno Saetti, frequenta l'Accademia di Belle Arti (dove poi terrà la cattedra di pittura dal 1973 al 1990), rivelando ben presto il suo talento artistico, che gli vale, nel 1954, il Premio Bevilacqua La Masa e la partecipazione due anni dopo, con tre opere, alla Biennale veneziana. Riconoscimenti, questi, che inaugurano una lunga e prestigiosa attività espositiva che, oltre a vederlo presente nelle più importanti rassegne nazionali ed internazionali, è costellata da numerose personali; nel 1995 la Città di Venezia lo ha onorato con una grande antologica al Museo d'Arte Moderna di Ca' Pesaro.

La mostra di San Gimignano ci fa ripercorrere l'intera vicenda pittorica di Zotti, evidenziando come sin dagli inizi essa abbia preso le distanze dalle modalità provinciali per assumere presto un respiro europeo, soprattutto in direzione simbolico surreale. Nella città lagunare è nata la sua propensione verso un mondo mitico e favoloso, che l'artista ha nutrito con molteplici esperienze in Egitto, Birmania e Messico, e che il suo temperamento emotivo ha saputo via via far evolvere verso una sempre più marcata rievocazione in chiave onirica e metafisica, in cui alcuni elementi simbolici si ripetono in variazioni e deformazioni ora liriche ora mostruose. Successivamente Zotti è andato ad imprimere alle sue "rappresentazioni" un carattere decisamente più espressionista e quindi ad accentuare, con un cromatismo primordiale, una "teatralità" in cui figurazione e astrazione, memoria e storia, trovano una sorta di feconda e appagata convivenza.

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