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cultura
continua il mistero dei libri plumbei

Il 17 giugno di tre anni fa sono tornati a Granada i "libri plumbei", dopo che per secoli erano conservati a Roma, prima negli archivi del Sant'Uffizio e, dopo la soppressione di questo, in quelli della Congregazione per la Dottrina della Fede.

La storia dei libri plumbei di Granada ebbe inizio il 15 marzo 1595, quando una specie di tombarolo ante litteram, Sebastian Lopez, trovò in una grotta la prima lamina, con un'iscrizione che parlava del cristiano Mestione, martirizzato ai tempi di Nerone.

L'allora arcivescovo Pedro de Castro ordinò immediate ricerche e furono trovate nuove lamine, una che ricordava un altro martire, Cecilio, ed un intero libro di piombo, rotondo, più o meno della grandezza di un'ostia, dal titolo "De Fundamentum Ecclesiae".

Le ricerche proseguirono fino al 1599 ed altri libri tornarono alla luce, alcuni in una cassa, in vecchia torre, per un totale di ventidue volumi. Si trovò anche una pergamena con un'iscrizione trilingue.

Nel 1631 i libri furono portati a Madrid, per essere successivamente traslati a Roma nel 1642. Ma quaranta anni dopo, nel 1682, il Sant'Uffizio li dichiarò falsi ed eretici e li rinchiuse in un archivio dal quale sono usciti solo nel 2000.

I libri provocarono un grosso scalpore all'epoca della loro scoperta, perché permettevano agli andalusi di contrastare la pretesa superiorità dei castigliani in materia di antichità nella fede cristiana. "Soy hidalgo, cristiano viejo y montañés" risponde un malmesso picaro ad un ricco arrogante nella "Vita del picaro" di Quevedo (montañéses sono gli abitanti della Cantabria, la parte più settentrionale ed orgogliosa delle due Castiglie storiche).

Grazie ai libri plumbei, i cosiddetti cristiani nuovi per un'ottantina di anni trovarono argomenti per non essere perseguitati, in quanto si dimostrava che gli otto secoli di dominazione musulmana non erano stati che una parentesi nella storia di una terra, l'Andalusia, che aveva conosciuto le persecuzioni degli imperatori romani.

Che siano stati o meno un abile falso di eruditi moriscos, due pregi sicuramente i libri plumbei l'hanno avuti. Il primo è stato quello di calmare certe furie persecutorie dei castigliani nei confronti degli andalusi, il secondo quello di aprire una disputa storica valida indipendentemente dall'autenticità dei libri, ovvero se il cristianesimo fosse stato capillarmente diffuso prima della dominazione araba.

Probabilmente i ricercatori dell'università di Granada prenderanno quanto prima in esame i libri e, grazie alle attuali tecniche di indagine, potranno dire una parola definitiva sulla loro autenticità. Il loro fascino, riemerso dagli archivi segreti, rimarrà comunque intatto.

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