Emanuele KANT
(1724 - 1804)
Rivoluzionò il pensiero filosofico : come non è il Sole a girare attorno alla Terra, ma il contrario, così non sono le leggi naturali a condizionare la nostra mente, ma sono le leggi della nostra mente a dare ordine alla natura.
La lettura dello scozzese Davide Hume lo svegliò dal letargo dogmatico. E si mise a sezionare i meccanismi della mente delluomo.
Come libero docente aveva insegnato di tutto, dalla matematica alla morale. Molto tempo lo aveva passato a capire come le sensazioni e le percezioni, che sono mutevoli e relative, potessero fare da fondamento alla scienza dandole opportunità per elaborare leggi necessarie e universali. Ma Hume lo disilluse. Non possono esserci leggi fisse, immobili, valide per tutti. Per Hume, la constatazione che un determinato effetto sia prodotto da una determinata causa, non può assumere validità di legge assoluta. Mi devo fermare a considerare solamente quello che sto osservando, e cioè una successione di eventi e basta. E scetticismo puro. Kant, che è uno scienziato, non può starci.
Capiva la critica di Hume, ma doveva superarla.
Comincia a pensare : la scienza se deve essere utile ci deve dare informazioni ulteriori rispetto a quelle che già possediamo.
Le conoscenze sono asserzioni. Frasi come Il sole illumina, Luomo è mortale sono dei giudizi in cui due elementi, il soggetto e il predicato, prima slegati, vengono uniti ; si opera un collegamento, una sintesi. Ecco il giudizio sintetico. Che nasce dopo averne fatto esperienza, Giudizio sintetico a posteriori. Le esposizioni di per sé evidenti, tipo Il triangolo ha tre angoli, sono giudizi analitici a priori.
Ed ecco la trovata. La scienza dovrebbe essere composta di giudizi sintetici a priori, affermazioni, cioè, che siano si il frutto di sperimentazione ma dovrebbero avere la forza dellobiettività in quanto inconfutabili.
Kant dice : finora ogni nostra conoscenza si è regolata sugli oggetti, da oggi gli oggetti si regolano sulla nostra conoscenza. Noi delle cose non conosciamo a priori se non quel che noi stessi vi mettiamo. Il criterio di lettura della realtà non sta nelle cose, ma in noi. E noi come guardiamo il mondo circostante ? Inquadrato nello spazio (collochiamo le cose, le une accanto alle altre) e nel tempo (le une dopo le altre). Per Kant le cose non vanno viste così. Lo spazio e il tempo non sono nelle cose. E il modo in cui le cose ci appaiono. Noi, quindi, non percepiamo lessenza della realtà, ma la sua apparenza (fenomeno). Lo spazio e il tempo non stanno lì, da qualche parte, ma sono in noi. E la nostra mente ad imporre ai sensi di guardare attraverso questi occhiali.
Gli scienziati, però, non si possono accontentare delle apparenze, ma vogliono operare dei calcoli. Ed ecco la matematica, la scienza dellastrazione intuita. Intuendo la forma pura delle percezioni temporali costruiamo laritmetica, di quelle spaziali la geometria.
Lintuizione matematica ci offre conoscenze nuove, e il carattere sintetico delle proposizioni geometriche è più facile da cogliere.
Le cose entrano in noi attraverso i sensi. Il nostro intelletto ordina le informazioni ricevute classificandole sotto dodici categorie, inquadrate in quattro reparti, : la quantità, la qualità, la relazione e la modalità. I quattro cardini senza le quali la nostra mente non sa dove andare. E come facciamo ad essere sicuri che questa classificazione sia uguale dappertutto? Per Kant chi fa da collante e da garante è la funzione di pensare (è lIo penso) che è dentro ogni essere umano. Un Io che è Il Legislatore della Natura. Alla fine Kant toglierà di mezzo Dio, che sfugge alla constatazione e alla verifica e lo sostituirà con questo Io e la sua Ragione che, come un sarto che fa gli abiti su misura, ti fornisce tutti i concetti che vuoi, mondo, anima, Dio, esseri inconoscibili, e, quindi conoscenze illusorie, anche se un po utili, che possono salvare luomo dalla disperazione, vivendo come se il mondo fosse lopera di unintelligenza suprema e soprattutto agendo in modo tale che la norma delle tue azioni possa essere assunta come legge universale. Agisci, cioè, in modo che anche tutti gli altri possano agire così. E agisci senza condizione alcuna. Non devi far dipendere la tua azione da circostanze esterne.
Ma, si obietta, se devi operare soltanto in quanto devi farlo, alla fine non ne ricaverai nulla, perché mancano gli incentivi. E allora, argomenti usciti dal portone rientrano dalla porta di servizio.
Nella condotta morale ecco tre postulati : la libertà dellindividuo, limmortalità dellanima e lesistenza di Dio. In etica fu rigorista. Di fronte ad un divieto morale luomo retto non deve mai venire a compromessi e non deve mai mentire.