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editoriale
cavalcando la tigre
di Gabriele V. R. Martinelli

"(...) il disarmo generale. Che è provvedimento il più facile a decretarsi anche oggi: ad agevolare le cose a chi dei decreti se ne infischia e le armi non le denuncia e tanto meno le consegna."

Così scriveva Leonardo Sciascia ne "I pugnalatori", un saggio storico che riusciva, come tutte le opere dello scrittore siciliano, a far meditare sul presente.

Questo passo ci è tornato in mente alla luce di quanto sta accadendo in Italia, con le previste ed ampiamente sbandierate restrizioni sulla detenzione delle armi. Nuove disposizioni che si risolveranno, sicuramente, con ulteriori viluppi e costi economici per chi detiene un'arma, con qualche persona dabbene nei guai per la detenzione di una cartuccia (addirittura di un bossolo) di un'arma non più in suo possesso (quindi, a norma di legge, illegalmente detenuta) e con i malviventi comunque in grado di imperversare.

Nel 1975 il Governo pretendeva di combattere il terrorismo con una misura estremamente restrittiva sulla detenzione delle armi; scomparvero così dalle case di pacifici cittadini vecchi "catenacci" ricordo del bisnonno garibaldino, del nonno cacciatore, del marito defunto, impossibilitati a sparare per mancanza di cartucce adatte, per canne varaiolate, per meccanismi arrugginiti.

I terroristi, come tutti sanno, seguitarono ad infischiarsene delle leggi; con loro i delinquenti comuni (singoli e organizzati) che le armi sanno dove procurarsele, i violenti capaci di nuocere con armi improprie, i pazzi capaci di escogitare modi alternativi per scatenarsi.

Ma è facile emanare leggi e circolari sull'onda dell'emozione mediatica per due folli che hanno sparato (ma un tifoso juventino è stato negli stessi giorni accoltellato e una donna ha ucciso il padre semplicemente investendolo, senza che qualcuno possa pensare di chiudere gli autosaloni o i negozi di casalinghi).

Vi è chi, ideologicamente, è contrario non solo ai cacciatori e ai cittadini armati per la propria sicurezza, ma anche a coloro che frequentano i tiri a segno e i tiri al piattello, così come ai collezionisti di armi. Costoro seguono una loro logica, spesso sono contro i fumatori, talvolta contro chi preferisce al mangiare naturale le più prosaiche bistecche. A questi fautori di un mondo omologato si fa presto a rispondere che chi non disturba il prossimo, in un mondo libero, può fare quello che più gli aggrada.

Ma ci sono, purtroppo, uomini politici, giornalisti, invitati di talk show pronti a cavalcare la tigre del consenso, per i quali ogni occasione è buona per mettersi dalla parte del sentire della maggioranza (o della minoranza vociante). Poco importa che le priorità siano altre, l'importante è farsi vedere solleciti. Troppi guidatori alticci? Semplice, basta vietare la vendita di alcolici sulle autostrade di notte, non pensando che uno potrebbe viaggiare con una cassa di birra nel portabagagli o che, in un'auto guidata da un astemio, ci potrebbero essere due bevitori tranquillamente addormentati sul sedile posteriore.

Come si vede, dai tempi dei pugnalatori palermitani postunitari ad oggi l'importante è "esserci", ovvero dimostrare che si sta facendo qualcosa.

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