La rivoluzione industriale
Sin da quando si impiegarono i primi macchinari in grado di
sostituire il lavoro dell'uomo, si adotto' il termine ``rivoluzione''.
Segno indiscusso che, di fatto, qualche cambiamento stava
intervenendo nelle fibre piu' profonde della struttura sociale.
E le vere rivoluzioni non sono mai politiche, quanto piuttosto
sociali. Ovvero, una rivoluzione politica che muti i vertici
di una piramide sociale, ma ne lasci inalterata la struttura,
non produce lo stesso mutamento negli atteggiamenti culturali
di quello prodotto da un mutamento della struttura sociale
di per se'. Parlando in questi termini, il significato culturale
di progresso non e' da ricercarsi tanto nel modo in cui una nuova
tecnologia cambia il modo di fare una certa cosa, quanto nella
capacita' di questa di modificare le relazioni sociali e, in ultima
analisi, le strutture e i modi in cui la stessa societa' trova la
propria espressione.
misura del progresso
Essendo questo il metro di giudizio, in relazione
agli effetti prodotti sul tessuto sociale si puo' misurare il
grado di progresso, ma anche di regresso raggiunto.
Questo significa che l'innovazione, di per se', non assume una
connotazione etica, e quello che vi si puo' attribuire non
prescinde da parametri di giudizio soggettivi.
Bisogna percio' acquisire consapevolezza del proprio peso.
L'idea della scienza come un qualcosa di certo ed inoppugnabile
non deve, come purtroppo avviene, lasciar credere che lo
sviluppo tecnologico debba prescindere, per forza di cose, da
quanto sia considerato etico e desiderabile per tutti, donne
e uomini.
la consapevolezza
L'utilizzo non consapevole delle tecnologie e' fonte prima
di regresso culturale. La ridondanza di informazione, senza
la necessaria educazione agli strumenti che servono ad incanalarla,
sortisce un effetto perfettamente contrario a quello atteso.
Alla diffusione delle tecnologie deve accompagnarsi una cultura
radicata delle stesse.
Una cultura vera, che costa fatica, ma rende liberi.
Non una finta cultura mercificata, un nozionismo schiavo di
prodotti commerciali accompagnato da brevetti che impediscono
l'esplicazione naturale dell'intelligenza e della creativita' umana.
Una considerazione grave, e forse persino scontata, che ritengo
vada fatta, e', senza appello, che questo tipo di cultura manca, con
tutte le conseguenze del caso.