Un insolito braccio di ferro si sta giocando all'interno del prestigioso edificio che ospita l'ambasciata spagnola presso la Santa Sede, a Roma.
Una delle addette al servizio, Conchita Cobo, originaria di Bilbao, non vuole abbandonare l'appartamento di servizio che occupa da circa vent'anni perché non ritiene adeguata la nuova sistemazione propostagli, in vista dei lavori di ristrutturazione dell'antico palazzo.
La diatriba è iniziata un anno fa, quando, in vista dei lavori, a Conchita Cobo, in alternativa all'appartamento occupato (di circa 150 metri quadri) è stata offerta come sistemazione un seminterrato di 16 metri quadri, per di più da dividere con altre due persone dell'ambasciata.
Dopo un tira e molla durato un anno, lo scorso mese l'ambasciatore Carlos Abella ha chiamato un fabbro per aprire la serratura dell'appartamento, ma Conchita Cobo si è rivolta agli agenti della Guardia Civil preposti alla sicurezza dell'edificio, denunciando l'ambasciatore per violazione di domicilio.
"Mi potranno licenziare - ha affermato la Cobo - ma nessuno mi caccerà da casa senza una disposizione giudiziaria" e si è affidata ad un avvocato di Bibao che afferma che si tratta di un diritto acquisito e l'alternativa proposta deve avere le medesime caratteristiche.
Carlos Abella non è dello stesso avviso; assicura che l'appartemento proposto in alternativa è del tutto adeguato e che comunque quello occupato è un appartamento di servizio di proprietà dello Stato.
A questo punto non si sa se l'ultima parola spetterà a un tribunale spagnolo o allo stesso Ministero degli Esteri di Madrid, magari con un trasferimento dell'impiegata ad altra sede.