"Nel febbraio del 1998 una serie di eccezionali scoperte archeologiche ha portato sotto i riflettori di tutto il mondo un intervento di scavo avviato come normale e tranquilla operazione di risanamento di un'antica galleria delle Terme di Traiano, usata fino allora impropriamente; il rinvenimento dell'affresco della "Città Dipinta" e le successive scoperte archeologiche hanno destato un notevole interesse sul Colle Oppio.
Entrando nella buia ed umida galleria che corre sotto le Terme di Traiano sul Colle Oppio, il cosiddetto criptoportico, è abbastanza impressionante vedere sul fondo l'affresco della "Città Dipinta", grande, luminoso ed incredibile. E' difficile quindi separare la visione dell'affresco da quella della galleria di cui adesso costituisce la parete di fondo, e immaginarlo invece posto sulla facciata dell'edificio di cui faceva originariamente parte, ad un'altezza di quasi quindici metri da terra, a lato della grandiosa arcata, larga oltre dieci metri, che costituiva l'ingresso principale.
Questo è, infatti, l'aspetto che gli archeologi hanno ricostruito sulla base dei dati finora disponibili: quello di un grande edificio, probabilmente pubblico, che si stagliava imponente in un'area che pochi anni prima era stata devastata dal grande incendio del 64 d.C. (quello di Nerone), ed era stata quindi occupata dalle costruzioni e dal parco della nuova residenza imperiale di Nerone, la Domus Aurea. L'edificio, infatti, doveva far parte di una serie di costruzioni volute dall'imperatore Vespasiano e dai suoi figli, nell'ambito di una politica di restituzione al popolo delle aree che erano state sottratte dal "tiranno" per suo uso personale. E' così che nascono il Colosseo, le Terme di Tito, il Foro della Pace ed anche l'edificio dell'affresco.
Il ritrovamento venne effettuato nel febbraio 1998, e l'interesse dei mass media, ma anche degli studiosi, si focalizzò immediatamente sull'identificazione della città raffigurata, ormai nota come "Città Dipinta". Si trattava di una città immaginaria, ideale o reale? E in quest'ultimo caso era forse Roma, Londra, Antiochia, Beirut, o Arles? (tanto per citare solo alcune delle varie identificazioni proposte). L'importanza di questo affresco, la cui eccezionalità è proprio nel soggetto raffigurato e nelle sue grandi dimensioni, non si può però ridurre al "mistero" della città raffigurata: piuttosto che continuare a domandarsi di che città si tratta, bisognerebbe forse chiedersi "perchè mai su questo edificio è raffigurata una città?" e "di che edificio si tratta?" e quindi "qual è la raffigurazione di città che avrebbe potuto decorare un edificio del genere?". Non si possono ancora naturalmente fornire risposte definitive a questi interrogativi (anche perchè gli scavi e le ricerche devono ancora essere terminati), ma in questi cinque anni si è cercato di riordinare tutti gli elementi utili alla comprensione dell'edificio dell'affresco e della realtà archeologica in cui si trovava. La già grande superficie dell'affresco (circa 10 metri quadrati) si è potuta in questi ultimi tempi ampliare, grazie al lavoro di restauratori e archeologi che nei mesi appena trascorsi hanno cercato di ricomporre i frammenti dell'affresco crollati nei secoli passati e rinvenuti durante lo scavo: sono stati puliti e presi in esame quasi duemila frammenti, grandi e piccoli, contenuti in cinquanta cassette. Sono stati ricomposti gruppi di frammenti che si posizionano sui margini dell'affresco esistente, e ricostruiscono quasi per intero il circuito delle mura. Il giorno che potranno essere ricollocati in posto, al termine dei lavori di restauro e scavo, la superficie affrescata sarà quindi più ampia dell'attuale, sia sul margine laterale che su quello inferiore."
Fin qui quanto appare sul sito ufficiale del Comune di Roma. Una scoperta eccezionale che pone interessanti interrogativi e storiche curiosità. Il tutto avviene in un territorio scrupolosamente protetto dal comune di Roma che per tradizione ha l'obbligo di preservare i siti di importanza culturale. Forse per qualche lettore del Veneto o della Lombardia quanto detto dovrebbe essere giusto e credibile ma per chi vive a Roma ben conosce la situazione di Colle Oppio. Rifugio di sbandati che da anni, giorno e notte vi bivaccano, è divenuto un territorio ad altissimo rischio per chi sventuratamente vi si addentra. I cittadini romani, malcapitati turisti, hanno conosciuto e conoscono il degrado di quella zona. Per anni con un crescendo impressionante Colle Oppio è stato testimone dei crimini più efferati. Mai un intervento risolutore, mai una pulizia radicale. Per i romani e per Roma un vero scandalo. I soli che non si sono accorti di nulla sono stati i sindaci che si sono succeduti, da Rutelli al sempre presente Veltroni. Accampamenti di extracomunitari che per anni hanno trovato alloggio tra le storiche mura. Impossibile godere dei giardini che fanno da cornice a questo sito storico. Di giorno uno spettacolo desolante: di notte si rischia la vita.
Improvvisamente alcuni giorni fa ci si accorge di quanto avviene a Colle Oppio. Una ragazza probabilmente senza fissa dimora, viene avvicinata da un rumeno che la invita nel suo alloggio per conoscere i suoi amici. Ma dove abita questo giovane signore? Naturalmente tra le antiche mura di Colle Oppio. Con i suoi quattro complici sequestra e violenta per ben una settimana la sventurata senza che nessuno si accorga di quanto avviene. La poveretta riesce a fuggire e l'episodio viene alla luce. Grande sdegno, ipocrisie a non finire, provvedimenti di pulizia e sgombro di tutti i clandestini che da anni vivono in quel posto. Polizia, municipale, giardinieri che ripuliscono ogni luogo dalle siringhe. Tutto bene ma si può accettare la dichiarazione dell'assessore ai giardini del comune di Roma che afferma quasi con orgoglio: " da oggi la pulizia di Colle Oppio si farà non solo ogni mattina ma due volte al giorno " Ma quando si faceva pulizia solo la mattina, tutti i giorni, dove pulivano i giardinieri e dove guardavano? Non si accorgevano di quanto accadeva intorno a loro? Paura, tolleranza o ordini superiori di non denunciare nulla in base a quel malinteso buonismo che ormai è divenuto una precisa linea politica di questi ultimi sindaci? Povera Roma e poveri romani! Non vi è più Colle Oppio, non la Città Dipinta ma la consapevolezza che tanti luoghi storici non sono più praticabili.
N.B. Colle Oppio è al centro di Roma perciò, in teoria, super controllato. Cosa può essere la situazione in periferia? i stupratori del colle erano tutti clandestini, eccetto un italiano.