I critici scriveranno a lungo sulla sua mania di usare pseudonimi. Salvatore Lombino, nato a New York il 15
ottobre del 1926 e morto il 6 luglio scorso per un cancro alla laringe nella sua casa di Weston, nel
Connecticut, aveva ben presto cambiato il suo nome in quello di Evan Hunter.
Sicuramente non lo aveva fatto per nascondere le sue origini, perche' amava l'Italia e vi si recava spesso, ma
perche' nell'immediato dopoguerra un nome italiano non avrebbe avuto fortuna nel mondo dell'editoria americana.
Onestamente, Salvatore Lombino non e' che sia poi un nome altisonante nemmeno in Italia...
Avendo cambiato nome all'anagrafe, non ebbe remore ad assumerne diversi altri per firmare la sua opera
sterminata: John Abbott, Curt Cannon, Hunt Collins, Ezra Hannon, Richard Marsten (ma l'elenco e' sicuramente
incompleto).
L'unico alter ego a raggiungere e superare la fama dello scrittore Evan Hunter e' stato Ed McBain, lo
pseudonimo usato per firmare la lunga serie poliziesca dell'87° Distretto.
Figlio di un postino e nipote di un sarto, aveva fatto, come nella migliore tradizione americana, i lavori piu'
umili e svariati prima di mettersi a scrivere a pochi centesimi a pagina. Successo immediato e travolgente, con
film tratti dai suoi romanzi e da lui stesso spesso sceneggiati.
Hunter a fare lo sceneggiatore ci prese gusto, lavorando per Akira Kurosawa e per Alfred Hitchcock. Alla
fortunata serie televisiva di minigialli presentati dal grande regista inglese segui' la sceneggiatura de "Gli
uccelli", dal romanzo di Daphne de Maurier, la scrittrice piu' amata da Hitchcock. Ed McBain non fu da meno,
firmando le serie televisive di Ironside e del Tenente Colombo.
Molti scrittori, sulla cresta dell'onda in vita, vengono dimenticati subito dopo la morte. Basti pensare ai
romanzi di Piero Chiara e, per qualche verso, all'opera di Leonardo Sciascia. Cosa restera' delle migliaia di
pagine scritte da Hunter lo si sapra' tra qualche anno.
Probabilmente rimarranno i romanzi firmati McBain, per la loro carica innovativa nel campo del giallo. Di Evan
Hunter sopravvivera' qualche cosa, ma non certo tutto.
In uno dei suoi romanzi piu' belli, "Gli amanti", uno scrittore cliente dell'architetto protagonista non riesce
a far prendere il volo alle sue storie e sara' la casa progettata quasi come un'aquila protesa su uno sperone
di roccia ad aiutarlo a "buttarsi". Nella realta' chi riesce meglio a buttarsi e' McBain; Hunter spesso da'
l'impressione di non voler uscire da una sorta di politically correct nella conclusione delle trame.
Cosi' e' in "L'estate scorsa", cosi' soprattutto in "Madri e figlie". Ne "Gli amanti" no. Per questo e'
sicuramente il piu' amato dai suoi milioni di lettori.
Ma c'e' anche un divertissement che meriterebbe di restare: "Il profumo dei dollari", un giallo divertente,
piuttosto lontano da quelli scritti da McBain ed ancora piu' lontano dalle storie d'amore e di passione care ad
Hunter.
Comunque vada, di una produzione cosi' vasta qualcosa dovra' pur restare.