periodico di politica e cultura 22 marzo 2023   |   anno XXIII
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editoriale

nuova identità cercasi

di D. B. V.


Abbandonarsi ad affrettati commenti circa la elezione di Elly Schlein a segretaria del Partito Democratico, in esito alla procedura delle “primarie”, può rivelarsi fuorviante e suscettibile di ravvicinate smentite. Non è la prima volta che un esponente di partito ne assume la guida con un certo profilo acquisito e poi, per scelta, per necessità di fatti, per tatticismo, se ne costruisce o ne pratica un altro. Basti pensare ad Enrico Letta che, da “monsignore” democristiano, intellettuale “esule” a Parigi dopo l’escomio da Presidente del Consiglio, si è improvvisato “sinistro” ad ogni costo e su tutto il setticlavio pur di risultare credibile alla base militante come segretario del PD…..

Valga per ora dire che, innanzi tutto, la Schlein ha prevalso sull’antagonista Stefano Bonaccini con margine limitato, parliamo di pochi punti percentuali. In secondo luogo, l’esito del voto ai “gazebo” – ovvero aperto a chiunque volesse recarcisi, simpatizzanti ed altro, versando 2 euro – è in contrasto con il precedente voto riservato agli iscritti, che aveva visto maggioritario Bonaccini. Questo può confermare che ancora una volta “il partito”, cioè la sua struttura e i suoi quadri, sono sempre più altro rispetto all’opinione dell’area e dei potenziali elettori. Non è cosa da poco. Sottolinea lo scollamento delle forze politiche (invero non solo del PD) perfino dal loro popolo. Tant’è che la neo-eletta ha subito proclamato una campagna di tesseramento che punti ad “includere” i gazebisti e a ridare un po’ di legittimazione ad un partito oggi privo di vitalità e motivi d’attrazione. Poi si vedrà a quali operazioni la segretaria sarà indotta dalla necessità di recuperare un minimo di unitarietà al partito, ai vari livelli. Né ha senso dimenticare che la giovane Schlein (giovane di età, 38 anni, ma già navigata a molti incarichi ed anche passaggi di fuoriuscita-rientrata nel PD) ha vinto sì di misura su Bonaccini, ma solo grazie all’appoggio astutamente e interessatamente fornitole da molti “baroni” espertissimi nell’arte di mantenersi al vertice intorno a chiunque lo occupi, come dire da Franceschini e Orlando in giù. Infine i sondaggi hanno rivelato che il 22% dei voti andati a “Elly” è provenuto da elettori del M5S e già non pochi a sinistra auspicano l’unione organica tra questo PD e i “grillini”. Viene da chiedersi: il PD diventa un partito “scalabile dall’esterno” o ambisce ad essere nucleo aggregatore di una sorta di Fronte Popolare versione anni 2000?

Ecco dunque che, muovendo dalle premesse, si può molto approssimativamente dire che la segreteria Schlein dovrebbe in teoria spostare “più a sinistra” il PD, accentuando le sue opzioni e campagne sui – peraltro già ricorrenti – temi della “lotta alle disuguaglianze”, reddito minimo obbligatorio, impulso alla tassazione e recrudescenza delle imposte sulle proprietà, incremento della spesa pubblica, immigrazione sregolata, “diritti” delle minoranze arcobaleno e gender sulla scia delle forsennate sinistre spagnole e simile repertorio. Il tutto, condito con un atteggiamento giovanilistico-movimentista-postsardiniano e autopromozione con “battaglie” di immagine in senso antigovernativo. Quanto questo (e quant’altro sarà) si metta in sintonia con la società reale e quanto invece finisca per allontanare ancor di più da essa il partito- ammesso che non cambi anche nome – con una ulteriore deriva istero-ideologica, sarà tutto da verificare.

articolo pubblicato il: 12/03/2023

La Folla del XXI Secolo - periodico di politica e cultura
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