Gli ucraini, comprensibilmente, non intendono essere schiacciati; e nello stesso tempo non accettano di incassare, al mitico ma esorcizzato tavolo della tregua, la perdita dei territori russofoni del Donbass. Pertanto chiedono sempre più armamenti all’Occidente e il segretario generale della NATO Stoltenberg è deciso a sconfiggere per sempre il Lupo Cattivo, cosa per la quale reclama per l’Ucraina sempre più miliardi di dollari e di euro di armamenti poderosi (qualcuno parla di missili di lunga gittata e aerei bombardieri in grado di colpire anche i territori russi). La partita americana degli armamenti all’Ucraina si viene giocando (al pari di quella per gli aiuti, confermati ma senza esagerare, verso Israele) tutta guardando alle votazioni presidenziali d’autunno più che alle stragi e alle macerie.
Il paradosso è apprendere che gli enormi stanziamenti per armi, munizionamenti, droni, ordigni, in America andrebbero (per l’80%!) in investimenti a favore dell’industria statunitense, cioè spesi a casa propria, con immani profitti delle imprese belliche e dell’indotto logistico, alimentare e trasportistico: leggansi tutti i quotidiani di lunedì 29 aprile. Il “pacchetto” per l’assistenza umanitaria o economica è di 20 miliardi di dollari: 8 soltanto sarebbero per l’Ucraina, ma anche questi devono passare per organizzazioni aventi sede negli Stati Uniti. Maggiori dettagli nelle prossime puntate.
Al capitolo Biancaneve aggiungiamo però fin d’ora una postilla sui 27 Nani. Si parla insistentemente infatti della emissione di titoli di debito pubblico europeo comunitario, che attingerebbero al risparmio dei cittadini dei singoli Paesi membri, per finanziare la “Difesa”. Ma per “difesa” si intende la costituzione di moderne forze armate comuni dell’Europa, in grado di autonoma deterrenza e tutela, in termini tecnologici, convenzionali, nucleari e congiunta professionalizzazione? Sembrerebbe non sia così. Le risorse acquisite finanzierebbero le forniture militari all’Ucraina, compresi sistemi d’arma terrestri ed aerei di cui scarseggiamo di nostro; ovvero il reintegro degli arsenali dei Paesi europei nei vuoti lasciati dall’invio di armamenti al fronte del conflitto russo-ucraino.
Se fosse confermata una tale finalizzazione, ci sorge qualche dubbio che molti fra i Ventisette Nani, intonando al mattino “Andiamo a lavorar!” zappetta in spalla, correrebbero ad investirvi la paga giornaliera o meno ancora la parte accantonata a risparmio.
articolo pubblicato il: 04/05/2024 ultima modifica: 19/05/2024