periodico di politica e cultura 20 settembre 2024   |   anno XXIV
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copertina: LXXVIII stagione del Teatro Lirico Sperimentale "A. Belli" di Spoleto

due librettisti inaspettati

di Carla Santini

“Procedura penale” e “La Smorfia” sono rispettivamente un’opera buffa e un atto buffo in due quadri. Libretto di Dino Buzzati e musica di Luciano Chailly la prima e libretto di Riccardo Bacchelli e musica di Bruno Bettinelli la seconda. Le due opere sono state rappresentate, dopo tanti anni dalla loro composizione, al Teatro Caio Melisso di Spoleto, nell’ambito della settantasettesima stagione del teatro Lirico Sperimentale “Adriano Belli”.

Bacchelli aveva sostenuto che il libretto d’opera non avrebbe mai avuto futuro e non avrebbe mai avuto dignità letteraria. Ma, sic est. Se pensiamo agli intermezzi settecenteschi, vediamo che sono ancora freschi e godibili dal pubblico.

Chi ha una certa età, ricorda certamente l’impegno profuso da Bacchelli e da Buzzati per promuovere e diffondere la letteratura attraverso la televisione che negli anni Sessanta stava entrando nelle case degli italiani. Ebbene il dittico, così è stato presentato da Enrico Girardi, seppure apparentemente diverso al suo interno, offre analoghe chiavi interpretative, spunti di lettura e, soprattutto, avvicina ad un momento di intensa sperimentazione musicale e librettistica in atto in Italia nella prima metà del Novecento. Cimentarsi sulla tradizione con strumenti nuovi era considerata la missione.

Se gli intermezzi settecenteschi dilettavano e alleggerivano la serietà dell’opera in scena, questo dittico evoca atmosfere surreali, oniriche, inconsce, spinge cioè a pensare.

All’apparente frivolezza di Procedura penale fa da contraltare la caparbia difesa della vita affidata ai numeri e al loro significato.

La dicotomia fra la quotidianità e l’esistenza che si vorrebbe avere esplode e nella deflagrazione porta a galla tutte le contraddizioni.

Pochi personaggi, scarna ed essenziale la musica diretta dal maestro Marco Angius, così come la regia di Giorgio Bongiovanni e le scene di Andrea Stanisci. I costumi, molto ricercati, di Clelia De Angelis ed esaltati dalle luci di Eva Bruni hanno richiamato alla complessità della vita e dei personaggi in particolare divisi tra l’essere e l’apparire.

Le prove offerte dai cantanti e dall’orchestra hanno reso la serata importante.

articolo pubblicato il: 31/08/2024 ultima modifica: 08/09/2024

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