cultura
i duecento anni di Merimée
di Carla Santini

Il 23 settembre 1803 nacque a Parigi Prosper Merimée, da Léonor, apprezzato pittore, critico d'arte e stimato professore di disegno alla Scuola Politecnica di Parigi.

La madre Anne Louise Moreau discendeva da Marie Leprince de Beaumont, autrice del celebre "La Bella e la Bestia"(peraltro ripresa da un'antica novella italiana). Sin da bambino poté vivere in un ambiente culturalmente ricco e stimolante che contribuì a farne negli anni un brillante intellettuale ben inserito nei salotti artistici parigini.

La passione per i viaggi e la curiosità per le letterature straniere, inglese, russa e soprattutto spagnola, influenzarono fortemente la sua poetica e, di conseguenza, la sua produzione di novelle, romanzi e testi teatrali.

Seppe coniugare le istanze antireligiose e libertarie illuministiche, derivate da Voltaire e da Diderot, con gli influssi romantici.

Fu amico di Stendhal, Musset, Hugo e George Sand.

Rappresento',infatti, il punto di passaggio dal Romanticismo, epoca nella quale visse e della quale fu attento interprete, al Realismo, di cui anticipo' temi e suggestioni soprattutto a livello formale.

E'noto ancora oggi per la novella "Carmen", che aveva ispirato l'omonima opera di Bizet.

La novella, di ambientazione spagnola, pur trattando la sanguinaria storia di un triangolo amoroso, non manca di quello sguardo ironico che apparteneva al lato più cinico e materialista del romanticismo di Merimée.

Sarà Bizet che caricherà la vicenda di forti tinte sentimentali.

Profondamente radicato nella società del suo tempo, ricoprì molti incarichi pubblici e gode' di onori e di riconoscimenti, quali l'elezione alla Accademia di Francia nel 1844.

Amico personale dell'imperatrice Eugenia, figlia dei conti spagnoli de Montijo, e dell'imperatore Napoleone III, si legò all'impero e ne divenne lo storico.

Costretto per motivi di salute a soggiornare lontano da Parigi, a Cannes, il cui clima leniva i disturbi respiratori di cui soffriva, morì nel 1870.

Si spense triste e afflitto per la disfatta della Francia nella guerra franco-prussiana e per la rovinosa sconfitta di Sedan.

Louis Aragon, ne "La lumière de Stendhal, 1954, disse di lui: "Archeologo, viaggiatore sensibile, che attraverso' il suo tempo come l'Europa, prendendo ovunque, senza lasciarsi prendere, ha in questo secolo brulicante di idee, un posto a sé. E' romantico, ma sembra appartenere ad una generazione successiva, che non si meraviglia dei tumulti. E' appena il primogenito dei Jeune France che parteciparono alla battaglia (letteraria) di Hernani; è che in lui c'é qualcosa di più moderno, nel senso stretto della parola, più che in Musset, Gautier, Borel o Nerval".