opinioni e commenti
ramadan
di T. Da Malacerna

Il rispetto delle diverse religioni è alla base di ogni stato civile, laico e aconfessionale. Ma, da qualche anno a questa parte, in Italia si sta diffondendo la tendenza a discriminare le peculiarità proprie della cultura e della civiltà italiane in nome di un frainteso senso della integrazione nei confronti di immigrati di fede e credi diversi.

L'ultimo esempio arriva da Pioltello, un grosso comune dell'hinterland milanese. Data la presenza di una cospicua presenza di ragazzi di fede islamica, il Consiglio di Istituto ha deciso una giornata di chiusura della scuola in occasione della fine del Ramadan. Aldilà del fatto che, oltre a cattolici e islamici, ci potrebbero essere anche ragazzi di altra fede, che valore ha questa scelta? Secondo noi, nessuno. Si acuisce ancora di più la differenza, si stimola l'arroccamento su posizioni di diffidenza e di ostilità.

Quando Cuoco volle capire il motivo del fallimento della rivoluzione napoletana del 1799, oltre ai cannoni di Acton, ci fu la totale indifferenza del popolo su cui avevano contato i rivoltosi, tutti appartenenti all'élite intellettuale partenopea. Il popolo, che a malapena mangiucchiava, non capiva gli alti ideali di libertà che animavano quegli alti spiriti.

La gente normale non capisce perché per festeggiare il Ramadan debba rinunciare ad un giorno di lavoro, pagare babysitter o precettare parenti. Ciò, a nostro parere, esacerba gli animi di chi vede nell'immigrato, non una risorsa come voleva farci credere una nota politica, ma un rivale, un usurpatore al suo essere cittadino italiano.

articolo pubblicato il: 22/03/2024 ultima modifica: 05/04/2024