libri La poesia di Vincenzo Meo, dotata di semplicità compositiva, assume i connotati di un atteggiamento introspettivo continuo e di analisi della propria dimensione meditativa. Affronta la scrittura letteraria come affronta la vita di ogni giorno con forza, dignità e fiducia e con lo sguardo pulito e profondo dell’artista che non teme di scontrarsi con lo squallore della violenza, della degradazione dei valori etici, di una società ormai alla deriva. La sua ispirazione artistica si snoda attraverso i binari dell’angoscia esistenziale dove alla solitudine e alla precarietà dell’esistenza umana non sembra esserci rimedio se non ripiegarsi in se stessi. È consapevole che solo la poesia e l’arte nella sua accezione generale può e deve essere strumento salvifico per le future generazioni. Si legga la breve e incisiva lirica Un poeta: «…Un poeta… / qualcosa in più, / qualcosa di diverso». E la lirica L’Artista: «È un uomo senza forma, / senza dimensione, / senza struttura, senza età, / senza confini». In altri testi il poeta canta gli affetti familiari, l’amore per i genitori, e la famiglia le bellezze del Creato. Il sentimento del-la natura si direbbe poi essere un altro elemento catalizzante della sua ispirazione con la descrizione di felici e delicati quadretti agresti della sua Trivento e della terra d’origine. Il poeta soffre per l’amara consapevolezza dell’aridità dei tempi odierni, soffre per le guerre fratricide, per i soprusi, per le ingiustizie.
Rimpiange il tempo perduto, una vita agreste povera e sincera. Rimpiange gli insegnamenti del padre e dell’adorata madre: «…Mi avevi insegnato / a credere in qualcosa…/ Ora, tutto è cambiato! / Non c’è più giustizia; / i valori sono stati distrutti, / la favola è finita. / Ed io, / che ti avevo sempre / dato retta… / oggi devo lottare / in un mondo / corrotto». (Tuo insegnamento. I suoi versi si ispirano spesso alla memoria di malinconiche suggestioni del passato, a rievocazioni e rimpianto di una civiltà patriarcale e agricola. Prevale nei suoi testi la ricerca nostalgica e struggente di un’epoca perduta, di certe idealità, e valori ormai dissacrati dalla civiltà tecnologica e da un mondo sempre più individualista (…).
Di fronte all’angoscia del vivere umano, alle tremende vicende cui l’uomo assiste quotidianamente Vincenzo Meo contrappone il suo peso interiore, anzi propone la sua intima personalità fatta di azioni, sentimenti e immagini genuine, pure, semplici, che calmano il cuore del lettore in ogni suo più nascosto anfratto.
Il suo pensiero, che tramuta in azione morale, rappresenta il suo iter comunicativo, la pace interiore ed esteriore che ognuno dovrebbe ricercare per “vivere” i giorni di questa vita terrena. L’autore di queste liriche sintetiche, chiare, precise vuole porgere all’umanità la speranza di un mondo migliore, le sue intime emozioni con una soavità, una delicatezza di spirito stupefacente, rivestita al tempo stesso di una corazza talmente coriacea che respinge i soprusi, le violenze, la guerra ed è permeabile al dolore, alle grandi sofferenze dell’umanità, alla solidarietà, al vero amore che solo potrà salvare e riscaldare l’uomo in questa valle di lacrime (…).
Vincenzo Meo è nato a Trivento (CB) dove attualmente risiede. Ha iniziato a scrivere poesie dall’età di sedici anni; ha pubblicato le raccolte di liriche: Cielo grigio squarci azzurri (1979), Una luce diversa (1985), e il libro di pensieri in versi: Riflessioni (1993). Ha partecipato a rassegne letterarie ricevendo consensi e segnalazioni. Sue poesie sono inserite in numerose antologie letterarie. VINCENZO MEO, Oggetti Preziosi, prefazioni di Michele Miano e Romeo Iurescia, Guido Miano Editore, Milano 2024, pp. 128, isbn 979-12-81351-35-6, mianoposta@gmail.com. articolo pubblicato il: 06/07/2024 |