periodico di politica e cultura 18 ottobre 2024   |   anno XXIV
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teatro: a Teatri di Vita di Bologna

“Gaza ora. Messages from a dear friend”

Parole che arrivano da Gaza, con i segni del dolore e della speranza. Sono le testimonianze del regista Hossam al-Madhoun lanciate come bottiglie in mare negli ultimi sei mesi: la sofferenza, la morte, l’abbandono, una (im)possibile vita quotidiana di uomini, donne, bambini, in una presa diretta che ci racconta l’umanità – e la disumanità – di ciò che sta accadendo dall’altra parte del nostro mare. Sabato 18 maggio alle ore 20, a Teatri di Vita (via Emilia Ponente 485, Bologna; tel. 333.4666333; teatridivita.it), andrà in scena “Gaza ora. Messages from a dear friend”, la versione in lingua italiana della rappresentazione di Ruth Lass e Jonathan Chadwick, prodotta da Az Theatre di Londra, che porterà in scena le letture delle testimonianze di Hossam al-Madhoun, regista e produttore teatrale di Theatre for Everybody a Gaza.

L’evento, ospitato a Bologna in collaborazione con Assopace Palestina, è costruito su resoconti diretti e testimonianze degli ultimi sei mesi, e porta lo spettatore dentro la città assediata e lo immerge nella quotidianità di chi non ha più una vita. I testi, tradotti in italiano, saranno letti e interpretati da diversi gruppi eterogenei di artisti, tra cui alcuni nomi del panorama italiano, attori italo-palestinesi, italo-arabi e italo-ebrei, per dare voce a un chiaro messaggio di pace e di solidarietà con il popolo Palestinese. E in questo alternarsi di voci, spettatori e lettori saranno chiamati alla riflessione. Tutti i partecipanti al progetto danno il loro contributo gratuitamente e gli eventuali ricavi saranno devoluti in aiuti umanitari immediati a Gaza attraverso vari canali, tra cui Medici Senza Frontiere. Dopo la prima nazionale del 15 maggio a Siena e la data a Bologna del 18 maggio, l’evento si sposterà a Firenze, Napoli, Roma, Genova e altre città durante l’estate. “Gaza ora. Messages from a dear friend” è inserito all’interno della rassegna “Ipotesi di pace” di Teatri di Vita, realizzata con il contributo del Comune di Bologna, della Regione Emilia Romagna e del Ministero della Cultura.

I messaggi, inviati tra blackout e colpi di mortaio, ci portano per mano tra gli sfollati in evacuazione forzata e le famiglie sotto l’assedio totale, narrando gli sforzi per aiutare vicini e sconosciuti, la scarsità dei rifornimenti, le code, la sofferenza di chi vive senza acqua e a contatto con la morte. Il filo rosso è la vicenda di Hossam che, separato dalla figlia che studia a Beirut, deve affrontare l’imprevedibile quotidiano insieme alla moglie e all’anziana madre, portando il pubblico in quel lembo di terra dove, ora, si consuma la distruzione d’un popolo e si decide l’equilibrio o il disordine del mondo in cui vivremo. La rappresentazione nasce da una lunga collaborazione tra la stessa compagnia teatrale Az Theatre e la compagnia teatrale della Striscia di Gaza Theatre for Everybody, portando il tutto esaurito in numerosi spazi londinesi, con la partecipazione di celebri attori britannici e un gruppo misto di attori e artisti palestinesi, ebrei, arabi, e internazionali. Spiega Iante Roach, direttrice artistica e co-produttrice di Az Theatre per l’Italia: “Negli ultimi anni ho lavorato con registe afgane in fuga da Kabul per via del ritorno dei Taliban e con attrici, giornaliste e attiviste politiche iraniane che capitanavano la rivoluzione donna-vita-libertà. Il femminismo e i diritti delle donne erano la mia unica raison d’être. Eppure, niente mi ha mai toccata tanto quanto ciò che sta accadendo in Palestina. Per me, lavorare sui testi di Hossam è stato un momento spartiacque. C’è un prima e un dopo, accompagnato da tutte le vicissitudini in Palestina, nel mondo, e nei nostri paesi. Divenire portavoce delle parole di Hossam e diffonderle a un pubblico grande e variegato è diventata la mia missione. Quando leggiamo i testi di Hossam, anche da lettori passiamo la maggior parte del nostro tempo ad ascoltare. Mi sono resa conto che era dall’infanzia che non passavo un lasso di tempo così lungo e concentrato ad ascoltare le parole di qualcuno senza distrazioni. Prima mi interessava parlare e farmi sentire, ora voglio ascoltare e far ascoltare”. La terza replica, tenutasi a Londra lo scorso dicembre, è stata prodotta come film dalla regista irachena Maysoon Pachachi, girato da Jonathan Bloom e montato da Nicolas Seaton. Il film è stato presentato come installazione video al centro della mostra di Az Theatre, Gaza: Messages & Images a gennaio 2024, insieme alle opere teatrali digitali del Freedom Theatre di Jenin e alle fotografie di Jamie Bellinger, vincitore della sezione di fotografia documentaria ai British Photography Awards 2023. Hossam Al-Madhoun, drammaturgo (Striscia di Gaza, Palestina) ha 25 anni di esperienza come attore, regista, e drammaterapista. Hossam si è esibito in festival teatrali in Egitto, Giordania, Francia, Romania, Belgio e Lussemburgo, oltre a tradurre opere teatrali dall'inglese all'arabo. Hossam è una figura di punta nel campo della protezione dei minori, dirigente del Child Protection Programme al Ma’an Development Centre. È un membro del Gruppo di Protezione del Bambino, che lavora sotto l'ombrello dell'UNICEF.

Iante Roach, direttrice artistica e co-produttrice Az Theatre per l’Italia, ha studiato persiano e arabo alla Oxford University, e poi si è trasferita in Iran e Libano, dove ha sviluppato partnership creative con artisti iraniani e arabi. Si è formata con Socìetas Raffaello Sanzio, Corps Rompu, Yasmina Reza, Anne Bogart e Luk Perceval al Ghent National Theatre. Dal 2016 lavora in teatro con Gaza, spesso recitando anche in arabo. Inoltre ha prodotto oltre venti documentari e reportage televisivi sulle arti e sul Medio Oriente, visti su BBC World e altre emittenti internazionali. Tanita Spang, direttrice operativa e mediatrice culturale per lo spettacolo dal vivo, dopo la formazione nell’ambito della danza, ha studiato tra gli altri con Andrea De Magistris, Francesca De Sapio, Silvia Calderoni e Sabina Guzzanti. Debutta al cinema con Cain di Marco Filiberti, a cui seguono Franky di Joel Anitori, Quanto basta di Francesco Falaschi e Parsifal, ultimo film di Marco Filiberti, con cui collabora anche a teatro. Nel 2012 fonda Teatro nel Bicchiere, festival diffuso nella Maremma Toscana di cui cura la direzione art-organizzativa insieme a Alessandra Lazzari.

articolo pubblicato il: 11/05/2024

La Folla del XXI Secolo - periodico di politica e cultura
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